La vicenda, realmente accaduta, si consuma a Roma in una notte d’autunno del 1736, sotto il pontificato di Clemente XII.
Abramo Cajvani e Angeluccio della Riccia, due ladruncoli ebrei, rei confessi di furto con scasso, sono stati condannati dal Tribunale Pontificio alla pena della forca. Il fatto non avrebbe alcuna rilevanza se, proprio per la fede giudaica dei due disgraziati, non si determinasse, con l’esecuzione della sentenza, una contraddizione nella funzione stessa del potere ecclesiastico. Sono più di cento anni che non si vede a Roma l’esecuzione capitale di ebrei e il quesito morale che il caso solleva è: se la colpa di aver ucciso il Cristo danna tutti gli ebrei all’inferno, eseguendo quella sentenza Santa Romana Chiesa non rischia di trasformarsi in strumento di dannazione?
Occorre adoperarsi quindi, con ogni mezzo, perché sia data loro una morte rigorosamente cristiana...
"Confortorio è un film tragico, da cui ho sentito il bisogno di uscire per mostrare il mio personale sarcasmo nei confronti di quel mondo mostruoso che il dominio tende a produrre, con i suoi rituali di morte. Un sarcasmo che mette in scena anche cinematograficamente, con battute e con rimandi formali".
Paolo Benvenuti
Paolo Benvenuti non è un regista cinematografico nel senso tradizionale del termine; lo si potrebbe definire piuttosto un artigiano del cinema. Vive fuori dalle strutture industriali dello spettacolo, ha imparato a stabilire con il cinema, che è un mezzo di comunicazione e di espressione molto costoso, rapporti di stretta economicità e dedica molto tempo alla preparazione dei suoi film, che studia e disegna inquadratura per inquadratura.
Alieno da ogni fantasticheria di genere romanzesco, Benvenuti si attiene anche qui, come aveva fatto nel film precedente, ai dati di una documentazione rigorosa. Il regista si sdoppia ed assume su di sé, oltre al proprio ruolo, anche quello di liturgista. La rappresentazione (cinematografica) diventa rappresentazione (liturgica), dando luogo ad una vera operazione metalinguistica.
Virgilio Fantuzzi Confortorio di Paolo Benvenuti in La Civiltà Cattolica, anno 144, quaderno 3437, 4 settembre 1993, pag. 394-406
Le influenze pittoriche in Confortorio si concretizzano nell’uso ricorrente di
una illuminazione caravaggesca e nell’“imitazione” dei modi propri dei fiamminghi di moda nella Roma del periodo. È proprio questo, a nostro avviso, un punto fondamentale della poetica di Benvenuti: la moralità profonda, intenzionale, della sua messinscena, debitrice della lezione di Rossellini, innanzitutto, ma anche della frequentazione di grandi classici come Lubitsch e Ford. Le sue influenze dirette si possono estendere anche a Dreyer, Bresson, Straub, Olmi, de Oliveira, il primo Pasolini o anche Scorsese, e perfino Hitchcock. Tutte le sue scelte compositive si avvertono come necessarie, e il processo selettivo dell’inquadratura, come l’individuazione del punto di vista, è sempre essenziale nell’elaborazione del senso.
da Alberto Morsiani, Serena Agusto Le maschere della storia. Il cinema di Paolo Benvenuti, 2010, Il Castoro