Mort Rifkin ha male al cuore da quando ha lasciato New York per accompagnare la moglie a San Sebastián. L'occasione è il celebre festival internazionale del cinema. Tra cocktail e proiezioni, il carosello festivaliero accelera la crisi in cui versa la coppia. Lui, ex professore di cinema, prova a scrivere il romanzo della vita, lei, press agent, si lascia sedurre da un regista francese vanesio convinto di risolvere con l'arte il conflitto israelo-palestinese. A complicare le cose si aggiunge una cardiologa cinefila che cura l'ipocondria di Mort e lo risveglia dal torpore. Menzogne, tradimenti, conquiste, scacchi, la materia perfetta da discutere col proprio psicologo...
FilmTV - Anche se - con mossa forse obbligata - Allen entra solo una volta in una sala pre COVID-19, e allestisce il vero festival nella testa di Mort. Che, sostenitore un po’ stantio e generico del cinema come arte, rivede il suo passato e il suo presente attraverso la lente dei suoi film preferiti. Da cui omaggi/parodie a: Quarto potere, 8 ½, Jules e Jim, Un uomo, una donna, Fino all’ultimo respiro, Persona, Il posto delle fragole, L’angelo sterminatore e Il settimo sigillo. Vittorio Storaro può divertirsi a ricreare tanti tipi di bianco e nero, e Allen può mostrare precisione filologica e mimetica (il jump cut di Godard! I primi piani di Bergman!), sfidando il perbenismo dei cinefili europei (che c’entra Lelouch tra Truffaut e Godard?).
Cinematografo.it - Con Rifkin’s Festival il regista di Manhattan e Io e Annie sembra voler catturare l’essenza di un percorso, irrimediabilmente segnato dalle influenze dei “grandi maestri europei” e dall’ipocrisia di un sistema, quello del cinema appunto, affidandosi ancora una volta ad una sorta di alter ego, Mort Rifkin (Wallace Shawn), ex professore e fanatico della settima arte, ora deciso a scrivere un romanzo, sposato con Sue (Gina Gershon), affascinante publicist cinematografica.
Mymovies - Il cielo sopra San Sebastián non smette di passare dall'arancio solare al nero dei temporali, che depositano sulle montagne attorno nuvole di ogni sorta di blu. Sfumature e passaggi di colori che farebbero la gioia di poeti e pastori e hanno fatto quella di Vittorio Storaro, direttore della fotografia e complice storico di Bertolucci, Coppola... e Woody Allen.