di Victor Kossakovsky, Norvegia, USA, 2020, 93′
con Gunda
Gli animali ci guardano. Una scrofa con la sua dozzina di piccoli appena nati, una pattuglia di galline avventurose e una mandria disinvolta di mucche. Sono protagonisti assoluti, non solo dell'azione in senso stretto, ma interpreti di sentimenti d'amore materno e di protezione, spirito di esplorazione, solidarietà e desiderio di libertà. Denominatore comune: una spiccata fotogenia e una certa tendenza a restituire lo sguardo verso la macchina da presa.
Cinematografo.it - Non c’è una storia da seguire, va in scena la quotidianità. Kossakovsky non descrive con toni polemici, non vuole condannare gli allevamenti, anche se gli intenti “vegani” ci sono. Invita ad avere rispetto per l’esistenza in tutte le sue forme, esaltandone la bellezza. Crea un’atmosfera magica, sospesa in un’altra dimensione.
Mymovies.it - Essenziale e ardimentoso, virtuosissimo esperimento di regia a distanza più che ravvicinata da un cast di non professionisti straordinariamente convincenti. Lo sguardo della macchina da presa si colloca alla pari, spesso rasoterra, i movimenti avvolgenti ma non estetizzanti, il bianco e nero splendente ma non lezioso. Tutto a servizio dell'ascolto degli animali, a partire dal fraintendimento umano della loro indifferenza a o inconsapevolezza del dolore.