di Noah Baumbach, Usa, 2019, 135′
con Adam Driver, Amir Talai, Andrew Steven Hernandez, Annie Hamilton, Ayden Mayeri, Azhy Robertson, Brooke Bloom, Ray Liotta, Scarlett Johansson
Charlie, regista di teatro, e Nicole, sua moglie e prima attrice, si stanno separando. Lui lavora a New York, lei si è trasferita a Los Angeles per lavorare in televisione, insieme hanno un figlio. Nicole vuole un'altra vita e chiede il divorzio, affidandosi ad un abile avvocato. Charlie deve quindi lottare a sua volta, per continuare a vivere nella sua città senza perdere la custodia condivisa del bambino.
Improvvisamente i due amanti non si riconoscono più, sono travestiti da versioni mostruose e grottesche di loro stessi, come ci suggeriscono i costumi di Halloween, e in questo spettacolo domestico Charlie rischia di avere la peggio e di diventare davvero l'uomo invisibile.
Solo in Versione originale sottotitolata.
Quinlan.it - Tra i film più compiuti e maturi di Baumbach, Storia di un matrimonio procede dunque come un crescendo inarrestabile che al di là delle sue concessioni – ma forse è solo autoconsapevolezza – al già visto e già narrato dai grandi maestri (Bergman, Allen) riesce costantemente a ritagliarsi aperture all’invenzione a sottili, ficcanti e appaganti fuochi d’artificio utili a rivelare, ancora una volta, la surrealtà sempre possibile (e sempre riproducibile) della fine di un amore.
FilmTv - Dove vanno a finire le parole di una storia d’amore naufragata? Nelle lettere per il terapista di coppia, nelle arringhe degli avvocati divorzisti, nelle liti vere e in quelle recitate, nel vuoto dei silenzi quando ormai tutto, e troppo, è stato detto. Parole come ricordi, come pietre o come maschere; parole che costruiscono illusioni e che tracciano solchi. La Storia di un matrimonio di Noah Baumbach, in linea con il suo cinema più intimo (Il calamaro e la balena) e con quello più teorico, costruito sul desiderio di trasformare ogni esperienza in racconto (Mistress America), è soprattutto la storia delle narrazioni su cui poggia una relazione. (...) Baumbach, anche sceneggiatore, usando le parole come armi d’offesa riporta alla verità dei sentimenti e degli spazi (con il classico scontro fra New York e Los Angeles) le reciproche finzioni di Charlie e Nicole, i quali anche quando litigano provano in realtà l’ipotetico dialogo di un ipotetico litigio. Salvo poi sfondare a pugni un muro o scoppiare in lacrime. La realtà, insomma, passa dai personaggi di Storia di un matrimonio a chiedere il conto di ogni azione o parola.
Cineforum.it - Separarsi, nel film di Baumbach, significa in primo luogo fare della propria vita un teatro: impersonare un ruolo – il padre modello e la madre impeccabile nei confronti del figlio, l’adulto disinvolto e maturo nei confronti del(la) partner – e al contempo affidarsi agli avvocati divorzisti, istrionici professionisti del matrimonio come spettacolo, messa in scena dove il coniuge rappresentato figura come una vittima inerme dell’egoismo dell’altro. Un teatrino della crudeltà, un mondo di emotività compressa e ridotta a pura apparenza, che Baumbach racconta con affilata precisione, in perfetto equilibrio tra commedia e dramma; attento alle figure di contorno (avvocati, amici, familiari) come alle intermittenze emotive dei due personaggi, alle increspature del loro desiderio, ai momenti di ostilità pura come a quelli dove l’affiatamento torna per un attimo ad affacciarsi sulla superficie di una relazione ormai sul viale del tramonto.