di Gilles Lellouche, Francia, 2018, 122′
con Mathieu Amalric, Guillaume Canet, Benoît Poelvoorde, Jean-Hugues Anglade, Virginie Efira
Un gruppo di quarantenni, tutti sull'orlo di una crisi di mezza età, decidono di formare, per la prima volta in assoluto nella piscina locale, una loro squadra di nuoto sincronizzato per uomini. Affrontando lo scetticismo e il senso di ridicolo che li avvolge e allenati da una ex campionessa che cerca di risollevarsi, il gruppo si imbarca in questa improbabile avventura e, durante il percorso, ognuno di loro ritrova un po' di autostima e riesce a imparare molto sia su se stesso sia sugli altri.
filmtv.press. Il blu dell’acqua crea una sorta di dimensione protetta, quasi irreale, un porto sospeso, che pare riciclato da Sotto il cielo di Parigi (unica opera, strepitosa, di Michel Béna, in cui la piscina diventava per i due protagonisti una vera casa). Però 7 uomini a mollo ha anche un ritmo travolgente: è una commedia scatenata con una squadra di attori al meglio. Sembrano tutti così liberi, ma non si rubano mai la scena: ogni caratterizzazione, come quella della perfida allenatrice sulla sedia a rotelle, è curata meticolosamente, eppure è piena di vita. E il film sa entrare con discrezione, ma anche con trasporto, nel privato di ogni protagonista, con la grazia del miglior cinema di Olivier Nakache ed Éric Toledano, come C’est la vie, dove Lellouche cantava Eros Ramazzotti. Con la stessa pazzia e la stessa magia. Anche per loro una notte da leoni. Già pronto per un remake statunitense e (forse) anche italiano.
mymovies.it. Personaggi identificati con rapidità e leggerezza in una sintesi prodigiosa. I ritratti rivelano una sensibilità di scrittura ma soprattutto un'indulgenza e una comprensione che nascono dall'essere compagni di vita affiatati e fedeli. Da Guillaume Canet a Mathieu Amalric, da Benoît Poelvoorde a Philippe Katerine, passando per Jean-Hugues Anglade, tutti esprimono la storia del loro personaggio fuori e dentro l'acqua, registrando i propri soliloqui e facendo appello al personale arsenale comico. Giocolieri del doppio senso e prestigiatori del significato, si accordano in acqua chiedendo indulgenza e complicità anche quando la sparano grossa. Incarnazione sullo schermo dell'etero babbeo, l'autore corregge il tiro, incrocia le gambe e pesca il queer che è in lui e in ciascuno dei suoi eroi in crisi di mezza età.
Vicino col cuore a Rock'n Roll, storia di un attore quarantenne che prende coscienza della caducità della sua gloria, Le Grand Bain si avvale di un cast memorabile, un bacino di possibilità comiche che donano una base solida a questa commedia in apnea. Gilles Lellouche regola il suo film come un balletto e vince l'oro.