di Simone Spada, Italia, 2019, 100′
con Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Anna Ferzetti, Andrea Arcangeli, Jessica Cressy
Tommaso e Giuliano sono due amici per la pelle. Uno vive in Canada, l'altro a Roma. Uno è taciturno, l'altro esuberante. Uno ha paura dell'aereo, l'altro è capace di improvvisare un'andata e ritorno per Barcellona in giornata. Quando Giuliano, malato gravemente, prende una decisione irreversibile, Tommaso supererà la paura di volare e andrà a trovarlo a Roma per passare insieme quattro giorni di amicizia e condivisione. I due non sono soli: con loro c'è l'inseparabile cane Pato.
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Prezioso non in quanto a originalità - è il remake dell'argentino Truman, ma di film sul tema ne è pieno il cinema, non ultimo Euphoria di Valeria Golino - bensì per il tono che riesce a mantenere dal primo all'ultimo minuto. Un tono smaccatamente tragicomico, come la vita. O come le grandi commedie di un tempo, capaci di far ridere, riflettere e commuovere al tempo stesso.
Il tema è amaro, ma Spada ha il privilegio di consegnarlo a due professionisti capaci di reggere tra le mani senza mai bruciarsi il magma di una storia che ha molto di disperante, eppure alla disperazione nera non cede mai. È un dialogo a due voci malinconico e scanzonato, Domani è un altro giorno, un valzer degli addii che si basa sulla perfetta alchimia della consolidata coppia di amici e colleghi Valerio Mastandrea / Marco Giallini. Quest'ultimo è senza dubbio alla sua miglior prova di attore: dà sfoggio a tutta la sua abilità incredibile - ma sullo schermo credibilissima - nel cambiare continuamente tono ed espressione, passando nel giro di pochi attimi dal riso al pianto, dall'angoscia all'ironia più graffiante.
Istrione più umano dell'umano, Giallini attraversa a testa alta lo spinoso labirinto della malattia, portandoci tutti a riflettere non tanto su cosa sia più giusto fare, ma su cosa sia più umano. È una commedia toccante sull'esistenza e sull'amicizia, questo piccolo grande film la cui forza sta proprio nel non cessare mai di smorzare i toni tra una battuta e l'altra, nel sorvolare la retorica e assestarsi su un piano di amara quanto gustosa ironia che sfiora anche i momenti più cupi del film.
Fulvia Caprara, 'La Stampa'. Ormai è chiaro che Marco Giallini sia il Grande Lebowski del cinema italiano. Stropicciato, scombinato, tormentato, funziona nei ruoli più diversi, commissario, imbroglione, seduttore. Eppure, in 'Domani è un altro giorno' di Simone Spada, svela un lato malinconico e dolente che finora era rimasto un po' in ombra. Con Pato al guinzaglio, che, come tutti i cani, somiglia al suo padrone, e con Tommaso (Valerio Mastandrea) al fianco, che come tutti gli amici, è il suo esatto opposto, Giallini racconta una marcia di avvicinamento alla morte mai stucchevole, né lacrimosa. La sua interpretazione ci ricorda che, anche quando tutto crolla, restiamo sempre noi stessi ed è a quella caratteristica che dobbiamo appellarci per reggere l'urto delle tragedie.