di Björn Runge, USA, Svezia, Gran Bretagna, 2017, 100′
con Glenn Close, Jonathan Pryce, Christian Slater, Max Irons, Harry Lloyd, Annie Starke
Joe Castleman e la moglie Joan vengono svegliati all'alba da una telefonata proveniente dall'Europa. È la notizia che Joe ha vinto il premio Nobel per la letteratura. Mentre si prepara e poi ha luogo il loro soggiorno a Stoccolma in vista della premiazione, Joan ripensa ai quarant'anni passati al fianco del marito, al patto segreto su cui si è basato il loro matrimonio, al sacrificio lungo una vita della sua più grande ambizione. Qualcosa in lei matura. Un punto di rottura.
mymovies.it. Il regista Björn Runge mette la sua esperienza teatrale e il suo gusto per il dettaglio al servizio di una coppia di attori di enorme talento, capaci di inscenare un'intimità lunga decenni e di vampirizzarsi a vicenda a piccoli morsi, in una perfetta allegoria della relazione matrimoniale, dei compromessi che domanda e della dinamica duale che la contraddistingue, così che la ragione e il torto non sono mai limpidamente attribuibili, colpe e meriti non sono mai solo dell'uno o dell'altro, ma cause ed effetti della relazione stessa.
Glenn Close è The Wife, credibile fin nel più piccolo gesto, ma è forse Jonathan Pryce a vestire la parte più difficile e dolorosa, quella di un uomo celebrato come un dio in terra e terrorizzato dalla propria mediocrità, mentre le loro controparti più giovani, all'opera nei flashback anni Cinquanta, non sono che pallide presenze al loro confronto. Eppure la vera protagonista del film, perfino ingombrante, è la sceneggiatura, modulata su dialoghi ben calibrati ("I am a king maker") e sulle loro eloquenti variazioni (dal giovanile entusiasmo di "We're getting published!" al senile trasparire dell'ego in "I won the Nobel!", che il regista incastona nella ripetizione della stessa scena).
L'approssimarsi del finale obbliga ad una soluzione un duetto/duello che fuori di finzione probabilmente non la troverebbe mai.
filmtv.press. Lungi dall’essere un instant film - è tratto da un omonimo romanzo di Meg Wolitzer del 2003 -, la sceneggiatura di The Wife potrebbe essere serenamente un copione teatrale, messo in scena con spenta diligenza dal regista svedese Runge: in interni e spazi ristretti (due scene fondamentali si svolgono in aereo, davanti alla camera fissa), intessuto di dialoghi e costruito sul districarsi delle relazioni personali, riluce dell’interpretazione gigantesca di Glenn Close, che infonde a Joan la stessa straordinaria umanità che i critici letterari affermano di trovare nei romanzi di Castleman. Nei suoi silenzi ed espressioni The Wife si addensa, rifugge il rischio del film a tesi, trova allo stesso tempo una credibile specificità e l’agognata universalità.