Bohemian
Rhapsody

Bohemian Rhapsody, Bryan Singer

Bohemian Rhapsody

di Bryan Singer, Gran Bretagna, USA, 2018, 134
con Rami Malek, Lucy Boynton, Gwilym Lee, Ben Hardy, Joseph Mazzello, Aidan Gillen

Bohemian Rhapsody

Trama

Da qualche parte nelle suburb londinesi, Freddie Mercury è ancora Farrokh Bulsara e vive con i genitori in attesa che il suo destino diventi eccezionale. Perché Farrokh lo sa che è fatto per la gloria. Contrastato dal padre, che lo vorrebbe allineato alla tradizione e alle origini parsi, vive soprattutto per la musica che scrive nelle pause lavorative. Dopo aver convinto Brian May (chitarrista) e Roger Taylor (batterista) a ingaggiarlo con la sua verve e la sua capacità vocale, l'avventura comincia. Insieme a John Deacon (bassista) diventano i Queen e infilano la gloria malgrado (e per) le intemperanze e le erranze del loro leader: l'ultimo dio del rock and roll.

Regia

Bryan Singer

Cast

Rami Malek, Lucy Boynton, Gwilym Lee, Ben Hardy, Joseph Mazzello, Aidan Gillen

Genere

Biografico, Drammatico, Musicale

Paese di produzione

Gran Bretagna, USA

Anno di produzione

2018

Durata

134′

Premi

Il film ha ottenuto 5 candidature e vinto 4 Premi Oscar, 1 candidatura a David di Donatello, 1 candidatura a Golden Globes, 6 candidature e vinto 2 BAFTA

Calendario

Le proiezioni si terranno presso: Corte d'Onore di Villa Sottocasa, Via Vittorio Emanuele II, 53, Vimercate
sabato 20 luglio 2019
h: 21:15
EVENTO: versione karaoke, conduce Young Radio, Coop. Aeris – Piano Locale Giovani.
6,00 € / Intero
4,00 € / Ridotto over 65
3,00 € / Ridotto under 26
15,00 € / Abbonamento 5 film a scelta

Recensioni

filmtv.press. il biopic su una delle più amate icone LGBT, il meraviglioso performer che cantava in drag I Want to Break Free, è un film castissimo (proprio come un cinecomix) e inneggiante alla famiglia. L’unione con Jim Hutton è appunto narrata come un atto di rinuncia alle “dissolutezze” di una queerness troppo esplicita: «l’amico» da presentare a mamma e papà. Solo una delle tante invenzioni del film, che illustra con spensierate licenze i momenti clou dell’ascesa della band: dal rifiuto di un discografico (lo interpreta Mike Myers, e non è mai esistito) a mandare in radio i sei minuti di Bohemian Rhapsody alle genesi romanzate di We Will Rock You e Another One Bites the Dust. Si filma la leggenda, insomma: e a incarnarla c’è la performance stupefacente di Rami Malek, effetto speciale vivente che in barba alla computer grafica riporta in vita Mercury in ogni gesto. Guidato dalla coreografa Polly Bennett, in parte supportato dal make up (c’è l’ingombrante protesi dentaria, ma niente lenti scure sulle sue iridi verdi), Malek non fa mero esercizio di mimesi, ma riesce nel miracolo di replicare l’energia del cantante, sino all’incredibile sequenza finale, che ricostruisce integralmente i 20 minuti di esibizione dei Queen al Live Aid del 1985. Un brano di cinema travolgente. In questo, Bohemian Rhapsody (già il biopic musicale di maggior successo nella storia) è davvero diverso: non c’è nulla di funereo né di polveroso nella rievocazione, pur feticista; c’è, invece, la vitalità contagiosa di un concerto dal vivo.

 

quinlan.it. Il punto è che Bohemian Rhapsody vuole essere un film canonico, senza stravolgere nulla e senza evadere in nessun modo dalla gabbia. Per raggiungere questo obiettivo la verità può essere piegata a proprio piacimento, in ogni modo possibile e immaginabile. Se si accetta questo, e si scende a patti con gli aspetti più deteriori della narrazione – cadute di tono e di stile, passaggi inessenziali e via discorrendo – c’è però modo di divertirsi. Singer dirige un grande spettacolo e lo fa con professionalità. Le canzoni sono intessute con una certa accuratezza nel racconto, e Rami Malek si impegna a dovere per rendere sullo schermo le rapsodie di Mercury, la sua eccentricità, il gioco continuo con gli altri e su se stesso. In questo senso gli ultimi minuti, dedicati alla performance del Live Aid, raggiungono in pieno l’obiettivo: rifacendo in ogni minimo dettaglio ciò che davvero avvenne sul palco, Singer non esce dai binari ma trova in qualche modo la quadratura del cerchio. La vita reale fu altra cosa, ovviamente. Ma com’è che diceva sempre la stessa canzone? Nothing really matters, anyone can see. E allora…

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