di Paolo Zucca, Italia, 2018, 105′
con Jacopo Cullin, Stefano Fresi, Francesco Pannofino, Benito Urgu, Lazar Ristovski
Una coppia di agenti segreti italiani riceve una telefonata concitata dagli Stati Uniti: pare che qualcuno, in Sardegna, sia diventato proprietario della luna. Il che, dal punto di vista degli americani, è inaccettabile, visto che i primi a metterci piede, e a piantarci la bandiera nazionale, sono stati loro. I due agenti reclutano dunque un soldato che, dietro lo pseudonimo di Kevin Pinelli e un marcato accento milanese, nasconde un'identità sarda: si chiama infatti Gavino Zoccheddu e la Sardegna ce l'ha dentro. Per portarla in superficie i due agenti ingaggiano un formatore culturale sui generis che, da emigrato nostalgico, trasforma Gavino in un archetipo del vero maschio sardo.
mymovies.it. L'uomo che comprò la luna è una commedia "etnica" completamente imbevuta di quella "sardità" con cui Gavino deve confrontarsi. Alla regia c'è Paolo Zucca, al suo secondo lungometraggio dopo L'arbitro (già corto pluripremiato); alla sceneggiatura ci sono Geppi Cucciari e Barbara Alberti. Insieme confezionano una trama che è giusto definire "lunare", non solo perché vede al centro l'imprendibile Selene, ma anche perché è stralunata e surreale, e contiene eguali parti di poesia e di farsa.
Il punto debole è una trama che privilegia la gag etnica alla progressione della storia, dando molto spazio allo stereotipo sardo e meno all'intreccio degli eventi. Il punto di forza è la conoscenza approfondita che Zucca e Cucciari hanno della loro terra, che dà loro la libertà di prendersi in giro con disinvoltura senza lasciarsi intimidire da alcun tipo di correctness.
Solo alla fine però ci si renderà davvero conto che il film racconta la riappropriazione di un'identità geografica, proponendosi come un'ode a tutti i sardi che le radici se le tengono strette, così come si tengono stretto il diritto di sognare e quei "fondamentali" che privilegiano lealtà e rispetto.
spettacolo.eu. Paolo Zucca conferma il suo talento registico nella composizione accurata delle inquadrature e l’estetica visiva fortemente romantica; la cinepresa si muove silenziosamente sui personaggi, marcandone abilmente gli aspetti tipici che li collocano visivamente nello spazio, rispettandone le caratteristiche individuali di ognuno: dall’apparente immobilità di Benito Urgu fino allo slancio poetico di Angela Molina, la donna per cui un uomo comprò la luna. Situato in un luogo senza tempo questo Viaggio diventa un mosaico abilmente tassellato da regista direttore della fotografia e sceneggiatori, in cui emergono realtà sociali attuali che sfruttano l’elemento onirico e comico per trascendere dalla categorizzazione tematica in cui moltissime commedie di oggi sono sempre più rinchiuse.