di Mario Martone, Italia, 2018, 122′
con Marianna Fontana, Reinout Scholten van Aschat, Antonio Folletto, Gianluca Di Gennaro, Eduardo Scarpetta
1914. Un gruppo di giovani del nord Europa si unisce in una comunità sull'isola di Capri avendovi trovato il luogo ideale in cui sperimentare una ricerca sulla vita e sull'espressione artistica. Sull'isola abita con la sua famiglia Lucia, una capraia la cui attenzione viene attratta da questi 'strani' individui a cui inizia ad avvicinarsi. Al contempo sull'isola è arrivato un giovane medico condotto portatore di idee che mettono la scienza e l'interventismo al primo posto. Mario Martone completa l'ideale trilogia che si è venuta componendo dopo Noi credevamo e Il giovane favoloso con un film che si muove tra la luce diurna del sole e i fuochi delle danze della notte trovando al proprio centro l'efficacissima interpretazione di Marianna Fontana.
Il manifesto.it. Capri-Revolution il nuovo e magnifico film di Mario Martone è ambientato nel passato ma come sempre il regista parla del presente seguendo un filo che è quello della Storia, di cui la continuità – sobbalzi, derive, detour compresi – rivela la trama più profonda. Era così il Risorgimento di Noi credevamo e l’estremismo esistenziale di Leopardi ne Il giovane favoloso, è così per questo in cui Martone conferma il talento di uno sguardo capace, come pochi, di mettere al centro la complessità conflittuale e mai dogmatica di una narrazione. Il suo è un cinema «obliquo» che cerca la realtà lungo i bordi dell’immagine, in ciò che interroga, che solleva il dubbio più che offrire certezze, attraverso l’esperienza di pratiche artistiche diverse (il cinema, il teatro, l’opera) lasciate dialogare con leggerezza.
L’ispirazione iniziale è stata la figura di Karl Diefenbach, artista vissuto a Capri tra il 1900 e il 1913, anno della sua morte.
Filmtv.press. Atto III della riscrittura della storia d’Italia di Mario Martone, dopo Noi credevamo e Il giovane favoloso, è la conferma di un’idea di cinema popolare ardita, capace di aggiornare la didattica di Rossellini. Partire dalla lingua della fiction tv dedicata alla storia, coi suoi costumi, i suoi stereotipi e schemi, i suoi interpreti in primo piano, e sabotarne le prospettive, ridefinirme i nessi causali, falsarne il realismo. Facendone soprattutto un laboratorio di pensiero, inevitabilmente rivolto al presente.