di Shu Aiello, Catherine Catella, Italia, Francia, Svizzera, 2016, 90′
con Domenico lucano, gli abitanti di Riace: Cosimina, Baïram, Gianfranco, Cinzia, Emilia, Roberto, Leonardo, Tahira e Caterina, Antonella e Antonio, Don Giovanni, Renzo, Rosina, Raffaele, Tonino, Daniel e Princess, Mohamed Ramza, Ousmane e la sua famiglia.
Riace: un paese da cui i giovani sono fuggiti per costruire altrove il loro futuro, lasciando dietro di sé case abbandonate e un paese di vecchi. Destinato a morire? Forse no. Perché intanto ondate i migranti in fuga dalla guerra e dalla povertà hanno iniziato ad approdare sulle coste calabresi e quegli sbarchi, che tanti vedono come un pericolo, sono diventati per Riace la speranza di una rinascita.
La storia di un'amministrazione e di una cittadinanza che hanno saputo guardare lontano, facendo dell'accoglienza e dell'integrazione una missione. Un racconto fatto di persone, di vite trapiantate e devozione popolare, impegno politico e lotta alla 'ndrangheta. La cronaca di una trasformazione coraggiosa guidata da un principio: nessuno si salva da solo.
Il Film.
Prodotto nel 2016 è una meteora cinematografica indipendente apprezzata, vista e discussa più in Francia che in Italia. Infatti se digiti l’italianissimo titolo nella stringa della home di Google appaiono una sfilza di recensioni da siti web francesi. “Almeno una decina di distributori italiani ci hanno detto di no fin dall’inizio" spiega la coproduttrice Serena Gramizzi al FQMagazine.
“In Italia un film sui migranti fa più paura ai distributori che agli spettatori”. Ne è convinta Serena Gramizzi, coproduttrice con la sua BoFilm di Un paese di Calabria. Documentario prodotto nel 2016, meteora cinematografica indipendente dove si racconta dell’integrazione riuscita tra chi è sbarcato dai barconi della morte e i cittadini calabresi di Riace. Film che, come nei più ripetuti luoghi comuni del settore, è stato apprezzato, visto e discusso più in Francia che in Italia.
Già perché in Un paese di Calabria, regia di due giovani francesi, Shu Aiello e Catherine Catella, i protagonisti sono i rifugiati e i richiedenti asilo, quasi 400, che hanno trovato inserimento sociale e alloggio, imparato la lingua italiana e i rudimenti di una professione, grazie alla volontà di Mimmo Lucano, sindaco cocciuto e visionario, dopo che il fato li ha fatti sbarcare feriti, emaciati e disillusi, sulle coste lì vicino alcuni anni fa.
Un “innesto” socioculturale che ha letteralmente ripopolato l’antico centro storico di Riace facendogli duplicare il numero di abitanti, da 900 a oltre 2mila. “Abbiamo voluto raccontare una ‘buona notizia’ con un tono quasi da commedia. È un messaggio positivo diverso da ciò che comunicano in continuazione i media sull’argomento.
di Davide Turrini | il Fatto Quotidiano - 22 luglio 2017