The
Teacher

The Teacher, Farah Nabulsi

The Teacher

di Farah Nabulsi, UK, Palestina, Qatar, 2023, 115
con Saleh Bakri, Imogen Poots, Stanley Townsend, Muhammad Abed Elrahman, Paul Herzberg

The Teacher

Trama

Sulle montagne della Palestina coperte di ulivi, l'esercito israeliano abbatte le case e arresta chiunque resista. L'ultimo baluardo, prima della rabbia e della rassegnazione, è Basem El-Saleh, professore di lingue che ha collezionato qualche anno in prigione per insubordinazione. All'ombra di un divorzio e di un lutto impossibile, la morte del figlio, educa i suoi studenti come un padre. Insieme a Lisa, una volontaria inglese che si occupa del reinserimento dei minori incarcerati, fa quello che può contro una violenza secolare. Poi un giorno uno dei suoi ragazzi finisce assassinato da un colono. Basem posa i libri e riprende la pistola.

Regia

Farah Nabulsi

Cast

Saleh Bakri, Imogen Poots, Stanley Townsend, Muhammad Abed Elrahman, Paul Herzberg

Genere

drammatico

Paese di produzione

UK, Palestina, Qatar

Anno di produzione

2023

Durata

115′

Premi

In concorso al Torino FF

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Calendario

giovedì 5 febbraio 2026
h: 20:30
7,00 € / Intero
5,00 € / Ridotto over 65 e Soci Bloom
4,00 € / Ridotto Under 26

Note
di
Regia

Sebbene sia nata, cresciuta e abbia studiato nel Regno Unito, a Londra, il mio sangue, la mia eredità è molto palestinese, e le mie esperienze dirette viaggiando nella Palestina occupata e colonizzata negli ultimi anni mi hanno davvero aperto gli occhi sull’ingiustizia e sulla discriminazione che vi si verificano, e su quanto tutto ciò sia sistematico e istituzionalizzato.
Ma volevo entrare nei dettagli e raccontare una storia più personale su qualcuno che vive quella realtà, ed esplorare le condizioni reali, le esperienze e le emozioni umane che spingono una persona a fare certe scelte e intraprendere certe azioni; come accade per il nostro protagonista, Basem, e il suo studente Adam, e in effetti anche per Simon, il nostro padre ebreo-americano nel film, il cui figlio è scomparso.
La mia intenzione con The Teacher è portare il pubblico in un viaggio intenso ed emotivo all’interno di quelle vite e di quelle esperienze, nella speranza di lasciare gli spettatori a riflettere sulle scelte e decisioni che i personaggi compiono e sulla
crudele realtà in cui sono costretti a prenderle.

Farah Nabulsi

Recensioni

Mymovies - È la ricerca di giustizia (in piena colonizzazione) a guidare il film di Farah Nabulsi, regista e attivista britannica di origine palestinese. Convinta sostenitrice dei diritti umani, nel 2015 rivolge la sua attenzione all'industria cinematografica, adottando il linguaggio del cinema per difendere il suo popolo oppresso. È attraverso la sua casa di produzione (Native Liberty) che la regista scrive, produce e dirige film che testimoniano la dolorosa vita dei palestinesi. Muovendosi su due fronti (e due dolori), un soldato israeliano rapito per ottenere la liberazione di prigionieri palestinesi e un ragazzo palestinese ucciso impunemente da un colono illegale, The Teacher, ispirato a fatti reali, si fa il terreno di una testimonianza unica: mostrare come il mancato rispetto di un confine diventi un veleno letale, un male incurabile.

 

Sentieri Selvaggi -  In The Teacher, il suo lungometraggio d’esordio, la regista afferma con fermezza e senza troppi giri di parole ciò che appare chiaro sotto gli occhi di tutti da oltre due anni (e forse avrebbe dovuto esserlo già da molto prima): i palestinesi non hanno più dimora. E se sono così fortunati da essere lasciati in pace dalle forze dell’IDF, si tratta solo di una tregua momentanea, perché quella in cui sono costretti a vivere è un’enorme “house of dynamite” pronta a esplodere in odio e violenza da un momento all’altro. 
(...) inevitabilmente cade in alcuni cliché, ingenuità di messa in scena e linee narrative superflue (la romance, su tutte). Allo stesso tempo però il suo cinema trova anche picchi molto alti, tra momenti di grande tensione da thriller puro dove sembra di tornare (giustamente) alle atmosfere dei film sull’Olocausto, commoventi confessioni fatte col cuore in mano e un paio di brevi ma memorabili confronti – prima con un ufficiale dell’IDF e poi con il padre di un soldato israelo-americano rapito e tenuto in ostaggio – in cui due realtà opposte si trovano faccia a faccia. E con un finale che apre ad un possibile spiraglio di luce in fondo al tunnel, la denuncia della regista non perde un grammo della propria forza. Anzi, si fa più urgente che mai.

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