di Boris Lojkine, Francia, 2024, 93′
con Abou Sangare, Nina Meurisse, Alpha Oumar Sow, Emmanuel Yovanie, Younoussa Diallo
Immigrato a Parigi dalla Guinea, il giovane Souleymane attende con ansia il colloquio con l'ufficio immigrazione locale per ottenere asilo e regolarizzare la presenza in Francia. Nel frattempo sbarca il lunario sfrecciando per la città in bicicletta e facendo consegne, subaffittando il profilo su un'app da un conoscente. Per dormire, deve prenotare ogni giorno un posto letto nella sistemazione provvisoria statale e presentarsi in tempo la sera alla partenza del pullman, schivando i vari ostacoli umani e istituzionali che cercano di mettergli i bastoni tra le ruote.
Evento in collaborazione Progetto SAI 29 Offerta sociale - Coop sociale Aeris
Internazionale.it - È uno dei più grandi film degli ultimi anni sulle condizioni di vita delle persone migranti e richiedenti asilo. In appena novanta minuti La storia di Souleymane del regista francese Boris Lojkine – presentato quest’anno a Cannes nella sezione Un certain regard, dove ha vinto il premio della giuria e il premio per il miglior attore – ci porta nel quotidiano di un guineano a Parigi con un’empatia e un’efficacia rare, senza cadere nel voyeurismo o nel pietismo cinematografico. Come All we imagine as light – Amore a Mumbai della regista indiana Payal Kapadia, anche questa è un’opera dalla dimensione intima, ma perfettamente calata nella realtà sociale, che aiuta a capire lo stato dell’umanità o, per meglio dire, dell’essere umano nel mondo. Perché sia il film di Kapadia sia quello di Lojkine sono lavori dal respiro e dalla visione ampia, che indagano il particolare per arrivare al generale, dal microcosmo al macrocosmo. Quello di Boris Lojkine è un concentrato densissimo di microcosmo.