di Bong Joon Ho, Corea del Sud, Stati Uniti, Gran Bretagna, 2025, 137′
con Robert Pattinson, Steven Yeun, Michael Monroe, Patsy Ferran, Cameron Britton, Christian Patterson, Lloyd Hutchinson, Samuel Blenkin, Ian Hanmore, Sabet Choudhury, Tim Key
Nel 2054, la mancanza di opportunità sulla Terra spinge le masse al pellegrinaggio interstellare, che inevitabilmente vuol dire sfruttamento da parte di potenti demagoghi al comando di queste spedizioni. Uno di loro è Kenneth Marshall, politico fallito in cerca di una nuova era per l'umanità su un pianeta inospitale abitato da strane creature. Per sfuggire a dei pericolosi usurai, Mickey Barnes accetta di imbarcarsi sull'astronave firmando un contratto da expendable, tuttofare destinati a morire ripetutamente grazie a una tecnologia che consente di "ristampare" un corpo all'infinito mantenendone la coscienza.
Mymovies - Nell'adattare un romanzo di Edward Ashton, Bong si confronta con la sua produzione finora più imponente, un'enorme giostra sci-fi che ha il merito di saper essere strana e bizzarra in un panorama sempre più omologato. Al tempo stesso, come accade per tanti maestri del cinema internazionale, il passaggio ai grandi budget e alle star anglosassoni finisce per creare un effetto "parco giochi" che attenua la verve originale del regista e lo porta a ripetersi.
C'è dunque tanto del Bong che conosciamo nella plastica e propulsiva baraonda spaziale di Mickey 17: le disuguaglianze sociali di Snowpiercer, le simpatiche creature digitali come in Okja, una galleria sempre più barocca di villain in pieno delirio di potere (stavolta Toni Collette e Mark Ruffalo, nei panni di un riuscito Trump di quart'ordine che si crede condottiero del nuovo mondo).
FilmTv - Estensione del presente proiettata nel futuro (ossia nel qui e ora), Mickey 17, con la sua terrificante visione swiftiana di una working class perennemente rinnovabile come forza lavoro priva di diritti, del colonialismo come nuova (vecchia) frontiera del liberismo e la religione organizzata come ideologia e giustificazione dello sfruttamento, è di fatto già superato nel suo tentativo di lanciare un allarme morale. E, paradossalmente, pur essendo un film di fantascienza, risulta un documentario “fuori tempo massimo”. Coerente con le sue preoccupazioni umaniste, Bong continua a esplorare la disgregazione del contratto sociale pigiando l’acceleratore dei riferimenti all’oggi: gli operai con i cappellini rossi applaudono il dittatore (Mark Ruffalo) che fatica a mettere insieme un pensiero coerente, al quale funge da implacabile suggeritrice la consorte (Toni Collette). Se fosse stato distribuito una settimana prima delle elezioni statunitensi del 2024, il film sarebbe stato accusato di didascalismo. Una settimana dopo si deve prendere atto che il tempo della creazione politica/poetica viaggia a ritmi inferiori rispetto a quelli della politica stessa (questione che pone un interrogativo drammatico: che fare?). Mickey 17 segna uno smacco, una sconfitta (non meritata): la “realtà” si prende la sua rivincita sull’immaginario (e i suoi esorcismi) costringendo il discorso poetico a restare vincolato alla forza di gravità della realtà (quella vera). Un modo per dire che l’aria dei tempi ha risucchiato quella del cinema, costringendo Mickey 17 a guardarsi per quel che è, solo un film, mentre noi, impotenti, restiamo solo spettatori. Detto tutto questo, a scanso di equivoci, Mickey 17 è “bello”. Cosa farne, poi, è un altro discorso.