di Silvia Luzi, Luca Bellino, Italia, 2024, 95′
con Marianna Fontana, Tommaso Ragno
In un paesino montuoso dell'Irpinia, una giovane donna vive un'esistenza riservata. Le fanno compagnia un gatto e alcuni parenti, ma il grosso delle sue giornate si snoda attraverso il lavoro ripetitivo in una fabbrica per la concia delle pelli. Un giorno, vedendo in aria il drone utilizzato per le riprese durante una festa di comunione, le viene un'idea che possa metterla in contatto telefonico con una presenza inaccessibile. È l'inizio di un rapporto sempre più assiduo, su cui entrambe le parti proiettano ciò che desiderano.
NOTE DI REGIA
«In LUCE siamo tornati a temi a noi cari come la famiglia e il lavoro, provando a non tradire il nostro pensiero sulla realtà e sull'immagine, le nostre convinzioni sui fragili confini tra vero e falso. Volevamo continuare a raccontare il rapporto con il potere, che sia padre o padrone, quel potere che quando è famiglia ti
schiaccia e quando è lavoro ti aliena. Abbiamo provato a farlo attraverso il tumulto di una giovane donna in un contesto che la vuole operaia, ignorante, sottoposta, e che la induce a una scelta malsana alla ricerca di un'assenza e di una voce che diventano vita parallela. Forse inventata, o forse più vera del vero.
Il metodo di lavorazione è quello che amiamo: una sceneggiatura riscritta giorno per giorno, luoghi veri, persone reali, riprese in sequenza, una recitazione che non è più finzione ma messa in scena di se stessi. LUCE è per noi una storia di pelle, di voci e fatica, dove tutto è reale ma non tutto è vero».
Silvia Luzi e Luca Bellino
STORIA DI UN'OPERAIA
Il cinema di Silvia Luzi e Luca Bellino è libero e inetichettabile. E ragiona sulla sottile linea di confine tra verità e finzione. La loro opera seconda, Luce, si muove in territori proletari e fantasmagorici, ed è incentrata sulla potenza interpretativa di Marianna Fontana, intensa protagonista senza nome e senza passato, che si conferma un'interprete matura, capace di confrontarsi con una
sceneggiatura riscritta ogni giorno, con luoghi veri, persone reali, riprese in sequenza.
Una recitazione che non è più finzione ma messa in scena di se stessi. «Questo film rappresenta per me una grande sfida. Mi sono approcciata al lavoro dell'operaia con un forte trasporto emotivo e fisico. Per interpretare il mio personaggio ho dovuto capire veramente che cosa significhi lavorare in fabbrica. Mi si formavano i calli sulle mani, le gambe si piegavano, la testa mi faceva male. Sono partita dal lavoro sul corpo, perché è una fisicità che non mi appartiene. A livello caratteriale, la donna che interpreto ha molti lati oscuri, è una ragazza alla ricerca di libertà ma che vive in una condizione di costrizione. Nel film, la realtà e l'immaginazione si fondono».
Nonostante i mesi di lavoro duro e alienante in fabbrica, Marianna ha creato un bellissimo rapporto con gli altri operai: «Loro non sapevano che io facessi l'attrice. Nessuno sapeva che dovessimo fare un film, pensavano che fossi un'operaia come loro. La fabbrica non si è mai fermata per le riprese: noi ci siamo inseriti nella macchina e nei loro ritmi frenetici».
ELLE DAILY, Roma 19 ottobre 2024
Luce è come un sogno lucido o un sogno ricordato. Per me è un rompicapo su come vediamo noi stessi o inventiamo noi stessi.
Peter Bradshaw, The Guardian
Il fascino del film è l’intensa interpretazione di Marianna Fontana. La navigazione calibrata del suo personaggio tra desideri e paure la proietterà probabilmente verso un grande riconoscimento internazionale
Amber Wilkinson, Screendaily
La sensibilità di Luzi e Bellino, tradotta in termini visivi, fa sì che ogni sequenza brilli di luce propria
Savina Petkova, Cineuropa