di Gints Zilbalodis, Belgio, Lettonia, Francia, 2024, 84′
In un mondo in cui gli esseri umani sembrano essere scomparsi, l’arrivo di un’inondazione costringe un gatto a mettersi in salvo su una barca, insieme a un variopinto gruppo di animali. Tra paesaggi di abbagliante bellezza e pericoli imprevisti, il viaggio farà capire a tutti che l’unione è la loro vera forza.
Lunedì 30 dicembre alle 15:30 la proiezione è offerta dal Progetto SAI 29 - ACCOGLIENZA RIFUGIATI.
Dopo il film merenda per i bambini e le bambine.
Penso che l'animazione possa andare più in profondità nel subconscio degli spettatori di quanto riesca a fare un film ripreso dal vivo. L'animazione non è influenzata da barriere culturali o linguistiche, può essere molto più universale e primordiale. Ma, allo stesso tempo, non credo che dovrebbe essere vista come qualcosa di diverso. È solo un'altra tecnica narrativa.
Non tutto è spiegato in FLOW – Un mondo da salvare. Non spieghiamo davvero perché arrivi l'alluvione o il significato delle statue, ad esempio. L’obiettivo però non era creare un enigma da risolvere, ma offrire al pubblico un’intera esperienza da abbracciare, un film aperto che continui a farci pensare dopo averlo visto.
Gints Zilbalodis
"Magnifico", ha scritto del film il premio Oscar Guillermo del Toro, "lascia senza fiato. È il futuro dell'animazione".
Quinlan.it - (...) per fortuna, gli animali non sono antropomorfizzati. La questione dell’antropomorfizzazione è ovviamente centrale. Un gatto, un cane, un lemure, un pacioso capibara, un principesco volatile (un ciconide?) e una megattera (o balenottera, qui brancoliamo nel buio). Ognuno con le tipiche caratteristiche ricorrenti, anche comportamentali. Il cane, che inizialmente è parte di un branco, è un golden retriever. La scelta non è casuale. Nel costruire questa sorta di novella Arca di Noè, Zilbalodis cerca di abbracciare metaforicamente tutti i continenti, qualsiasi provenienza geografica, mettendo insieme animali più comuni come cane e gatto (qui nelle sua più che funzionale versione nera) e altri più esotici dal punto di vista europeo come il capibara – punto di riferimento politico della pellicola, collante morale di un gruppo eterogeneo e apparentemente destinato al fallimento.