di Andrea segre, Italia, 2024, 122′
con Andrea Pennacchi, Elena Radonicich, Elio Germano, Fabrizia Sacchi, Francesco Acquaroli, Giorgio Tirabassi, Luca Lazzareschi, Lucio Patanè, Nikolay Danchev, Paolo Calabresi, Paolo Pierobon, Pierluigi Corallo, Roberto Citran, Stefano Abbati, Svetoslav Dobrev
Di solito si vede la lotta delle piccole ambizioni, legate a singoli fini privati,
contro la grande ambizione, che è indissolubile dal bene collettivo.
ANTONIO GRAMSCI
Fondatore del Partito Comunista Italiano
Quando una via sembra a tutti impossibile, è necessario fermarsi? Non l’ha fatto Enrico
Berlinguer, segretario negli anni Settanta del più importante partito comunista del mondo
occidentale, con oltre un milione settecentomila iscritti e più di dodici milioni di elettori, uniti
dalla grande ambizione di realizzare il socialismo nella democrazia. Sfidando i dogmi della
guerra fredda e di un mondo diviso in due, Berlinguer e il PCI tentarono per cinque anni di
andare al governo, aprendo a una stagione di dialogo con la Democrazia Cristiana e arrivando
a un passo dal cambiare la Storia. Dal 1973, quando sfuggì a Sofia a un attentato dei servizi
bulgari, attraverso le campagne elettorali e i viaggi a Mosca, le copertine dei giornali di tutto il
mondo e le rischiose relazioni con il potere, fino all’assassinio nel 1978 del Presidente della
Democrazia Cristiana Aldo Moro: la storia di un uomo e di un popolo per cui vita e politica,
privato e collettivo, erano indissolubilmente legati
Ho seguito Enrico/Elio con una regia di immersione, grazie alla maestria della camera di Benoît Dervaux, dentro ai luoghi e alle scelte di quegli anni così densi, veri spartiacque dello sviluppo sociale e politico dell’Italia e non solo. In molti mesi di montaggio ho deciso, insieme a Jacopo Quadri, a iancati dal lavoro musicale intenso e minuzioso di iosonouncane, di creare un dialogo estetico e narrativo tra la nostra messa in scena e le immagini di archivi cinematografici scelte non per testimoniare, ma per scolpire. Segni precisi di una memoria che diventa cinema.
Andrea Segre
MyMovies - Segre non crea un semplice biopic, ma dipinge con pennellate decise il ritratto di una "democrazia zoppa e bloccata", ieri come oggi gravata dalle influenze straniere, e mai abbastanza coraggiosa nel portare avanti una vera evoluzione socioeconomica. Allo stesso modo il suo film delinea con precisione i limiti della Sinistra italiana anni '70, soggetta allo scrutinio di Mosca e alla crisi del capitalismo mondiale.
Wired.it - È un film molto serio come il suo protagonista, mai ammiccante, mai furbo, mai retorico. Segre, da esperto documentarista, anche nella finzione mira più approfondire che a sorprendere. Allo stesso modo la performance del cast, tutto, è straordinariamente misurata, equilibrata, verosimile, da Roberto Citran nei panni di Moro a Pierpaolo Pierobon in quelli di Andreotti, da Francesco Acquaroli che interpreta Pietro Ingrao a Giorgio Tirabassi che fa Alberto Menichelli, senza dimenticare Fabrizia Sacchi nei panni di Nilde Iotti. Non vediamo maschere, né caricature, ma esseri umani.