di Payal Kapadia, Francia, India, Paesi Bassi, Lussemburgo, Italia, 2024, 110′
A Mumbai la vita quotidiana di Prabha viene sconvolta quando riceve un regalo inaspettato da suo marito che è andato a vivere all’estero. La sua giovane compagna di stanza, Anu, cerca invano di trovare un posto in città dove fare sesso con il suo ragazzo. Un viaggio in un villaggio costiero offre alle due donne uno spazio dove i loro desideri possono finalmente manifestarsi.
Quinlan.it - i desideri che nella città soffocano, come un po’ tutto, a ridosso della risacca si tramutano un po’ realmente un po’ oniricamente in realtà. Ed è qui, in questo luogo-non-luogo, che la capacità tattile di Kapadia di osservare il mondo e gli esseri umani deflagra in tutta la sua possanza, raggiungendo vertici di senso e poetici davvero sorprendenti (la sequenza in cui Prabha parla con un uomo che ha salvato dall’annegamento, l’avventura nella grotta di Anu e del suo ragazzo) e dimostrando come il cinema sia ancora oggi lo strumento artistico privilegiato per indagare l’umano, la sua stratificata complessità, le contraddizioni sue e delle società che ha edificato. Era dal 1994, quando sulla Croisette apparve Swaham di Shaji N. Karun, che l’India non prendeva parte al concorso del Festival di Cannes: un ritorno importante (e meritato) per una cinematografia fondamentale eppur difficile da “gestire” per il microcosmo festivaliero occidentale, con la certezza che Kapadia sarà uno dei nomi da tenere in maggior considerazione negli anni a venire.
MyMovies - è una storia che ha il sapore dei romanzi di Jane Austen. Racconta con immensa tenerezza la storia di due donne (anzi tre, perché c'è anche un'infermiera più anziana, Parvati, sfrattata dalla casa in cui ha vissuto per 22 anni) i cui desideri e aspirazioni si scontrano con un assetto sociale che le relega in un angolo e preclude loro soddisfazioni e sentimenti. (...) Kapadia entra a fondo nell'intimità degli spazi angusti in cui è confinata la vita di Prabha e Anu (persino il formato del film è più ristretto del normale), perlustra gli spazi della città e della natura circostante, inzuppa il suo racconto di piogge monsoniche e utilizza le musiche del giovanissimo montatore e cantautore Topshe per sottolineare le differenze fra le due protagoniste, ma anche le svolte della narrazione, e verso il finale fa sfociare la storia di Prabha in una sequenza di realismo magico di rara poesia. (...)
Un film intenso, elegante e fortemente sensuale.