C'era
una
volta
in
Bhutan

C'era una volta in Bhutan, Pawo Choyning Dorji

C'era una volta in Bhutan

di Pawo Choyning Dorji, Taiwan, Francia, USA, Hong Kong, Bhutan, 2023, 102
con Tandin Wangchuk, Kelsang Choejey, Deki Lhamo, Pema Zangmo Sherpa, Tandin Sonam

C'era una volta in Bhutan

Trama

Regno del Bhutan, 2006. La modernizzazione è finalmente arrivata. Il Bhutan diventa l’ultimo paese al mondo a connettersi a Internet e alla televisione, e ora è la volta del cambiamento più grande di tutti: il passaggio dalla monarchia alla democrazia. Per insegnare alla gente a votare, le autorità organizzano una finta elezione, ma gli abitanti del posto non sembrano convinti. In viaggio nelle zone rurali del Bhutan, dove la religione è più popolare della politica, il supervisore elettorale
scopre che un anziano Lama sta organizzando una misteriosa cerimonia per il giorno delle elezioni.

Regia

Pawo Choyning Dorji

Cast

Tandin Wangchuk, Kelsang Choejey, Deki Lhamo, Pema Zangmo Sherpa, Tandin Sonam

Genere

drammatico, commedia

Paese di produzione

Taiwan, Francia, USA, Hong Kong, Bhutan

Anno di produzione

2023

Durata

102′

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Calendario

Le proiezioni si terranno presso: Villa Greppi, via Montegrappa 21, Monticello Brianza
giovedì 1 agosto 2024
h: 21:00
3,50 € / Biglietto unico Cinema Revolution
Novità

NOVITA’: ogni sera Il Mago dei Fornelli prima della proiezione propone un menu di piatti selezionati ispirati ai film.
Orario cucina: 19:00 – 22:00. Prenotazione cena necessaria entro mercoledi 31 luglio alle 12:00.

MENU ASSAGGI DAL BHUTAN

  • Paksha Paa (maiale stufato con peperoni) con Riso rosso oppure Insalata di riso rosso del Bhutan (vegan)
  • Pancake salati di grano saraceno
  • Tisana di tè verde

€ 14,00 Dolce e bevande escluse – prenotazione QUI

Sono inoltre disponibili al ristoro dolci, vino, birra, bibite, cocktail

 

 

Note
di
Regia

Uno dei motivi principali per cui ho voluto raccontare questa storia è perché volevo condividere
con il mondo, e ricordare ai miei connazionali bhutanesi, le circostanze uniche che portano
all'apertura e alla modernizzazione del Bhutan.
Nel corso della storia moderna, l’esistenza del piccolo Bhutan è dipesa dalla sua capacità di
rimanere irrilevante. La politica di autoisolamento ha aiutato il Bhutan a sopravvivere e resistere al colonialismo e all’influenza straniera, mentre i suoi vicini Tibet e Sikkim hanno perso la loro
indipendenza. Mentre il resto del mondo abbracciava le tendenze della globalizzazione, come
Coca-Cola, McDonald’s, MTV e la democrazia, il Bhutan si aggrappava ostinatamente alle reti di sicurezza del passato, con il Re come unico potere con autorità e gli insegnamenti del Buddha vecchi di 2.500 anni come guida per condurre la propria vita.
Mentre il mondo entrava nell’era digitale, i bhutanesi scelsero di evitare Internet, i telefoni cellulari e la TV via cavo, per salvaguardare il nostro stile di vita unico.
Tuttavia, intorno alla metà degli anni 2000, quando è ambientato il film, il Bhutan ha visto la
propria esistenza minacciata poiché si è ritrovato lasciato indietro in un mondo digitalmente
politicizzato. Ho pensato che questo sarebbe stato un contesto vivace per raccontare la storia di
C’ERA UNA VOLTA IN BHUTAN, un'epoca in cui il Bhutan divenne l'ultimo paese al mondo a
connettersi alla TV, e probabilmente uno dei pochi paesi in cui la democrazia è stata introdotta
senza alcuna richiesta o rivoluzione del popolo. È stata invece introdotta da un Re che ha abdicato volontariamente, affinché il suo Paese e il suo popolo potessero trovare il loro posto unico nel mondo.

Recensioni

Pawo Choyning Dorji confeziona una satira antimilitare, quindi antiamericana sulla sua nazione in transito, con diffidenza, dalla ruralità alla modernità. La Rivista del Cinematografo

Il regista buthanese connette sapientemente l'etnografia alla Storia, ironizzando sulla natura tradizionalista di un paese che non snatura sé stesso nemmeno nel passaggio verso la democrazia.  Sentieri Selvaggi

Già con Lunana - Il villaggio alla fine del mondo Dorji aveva conseguito un traguardo che pochi - se non addirittura, nessuno - prima di lui erano stati in grado di raggiungere: cioè dare corpo sul grande schermo agli usi e i costumi di una popolazione, come quella dei villaggi buthanesi, che non sapeva neanche cosa il cinema fosse (dal punto di vista tecnologico) o cosa rappresentasse da una prospettiva socio-culturale. Ora, nel suo secondo film, arriva ad estendere ancor di più il raggio d'azione.   Sentieri Selvaggi

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