C'è
ancora
domani

C'è ancora domani, Paola Cortellesi

C'è ancora domani

di Paola Cortellesi, Italia, 2023, 117
con Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli, Romana Maggiora Vergano, Giorgio Colangeli, Vinicio Marchioni

C'è ancora domani

Trama

Siamo nella Roma del dopoguerra, i soldati americani regalano la cioccolata e gli italiani faticano a riprendersi e ad arrivare a fine mese. Delia è una mamma tuttofare: abita in un seminterrato con il marito, autoritario e violento, i tre figli e il suocero, ignorante e incattivito. Tra un lavoretto e l'altro cerca di tenere in piedi tutto, la casa, la famiglia, il rapporto malato con il marito violento, un amore platonico e i sogni di un domani migliore. Delia accetta la vita che le è toccata e un buon matrimonio per la figlia è tutto ciò a cui aspiri. L’arrivo di una lettera misteriosa però, le accenderà il coraggio per rovesciare i piani prestabiliti e immaginare un futuro migliore, non solo per lei.

 

Regia

Paola Cortellesi

Cast

Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Emanuela Fanelli, Romana Maggiora Vergano, Giorgio Colangeli, Vinicio Marchioni

Genere

drammatico

Paese di produzione

Italia

Anno di produzione

2023

Durata

117′

Premi

Festa del Cinema di Roma 2023: Menzione speciale miglior opera prima , Premio Speciale della Giuria, Miglior film votato dal pubblico

Calendario

Le proiezioni si terranno presso: Villa Concordia, via Fumagalli, Robbiate
martedì 16 luglio 2024
h: 21:30
3,50 € / Ingresso unico Cinema Revolution

Recensioni

Cineuropa - Ispirata dai racconti di nonne e bisnonne, “le tante donne qualunque che hanno costruito, ignare, il nostro paese”, specifica la regista, il film di Cortellesi è un’opera prima audace, con idee di regia che possono piacere o meno, ma molto precise e ragionate (l’idea di coreografare le scene di botte, per esempio), e con un messaggio che arriva forte e chiaro. Il tutto trovando un equilibrio naturale tra dramma e umorismo, con una trama che offre nuovi sviluppi fino all’ultimo minuto e una emozionante apertura di campo dal personale al collettivo.

 

Sentieri Selvaggi - C’è ancora domani è pieno di affascinanti contrasti come quello tra la scritta del titolo del film in apertura che sembra arrivare dal cinema anni ’40 e il ralenti successivo. Una specie di Neorealismo rock che racconta con passione e amarezza la condizione della donna costretta a vivere in un ambiente, anche quello fisico della casa, che sembra una galera. La consapevolezza è già in quegli sguardi tra le porte tra Delia e la figlia Marcella. C’è un momento in cui il fidanzato della ragazza le afferra la gola e Delia rivede forse tracce di un suo passato.

 

Quinlan.it - Nella sua storia che parla di una donna, Delia, che vive in un quartiere popolare e – vessata dal marito violento e dal suocero cui deve fare praticamente da badante, visto che è quasi immobile a letto – ha come unico orizzonte di rivalsa il matrimonio che la figlia dovrebbe contrarre con un coetaneo di buona famiglia (in realtà arricchiti che si sono trasferiti a Roma dalle campagne), Paola Cortellesi ha modo di rivendicare con forza un ruolo, vale a dire quello di Anna Magnani dell’oggi, in grado di rappresentare con onestà la romanità più verace e allo stesso tempo di interpretare un personaggio mai remissivo, sempre in grado di seguire il proprio pensiero nonostante gli evidenti ostacoli posti dalla società in cui vive. Di più, Cortellesi va oltre il punto di riferimento scelto perché contrariamente a Magnani scrive – insieme ai fedeli sodali Furio Andreotti e Giulia Calenda, rodata squadra alla base delle commedie di successo di Riccardo Milani – e dirige in prima persona, potendosi dunque costruire addosso il personaggio.

 

Spietati - Per dare concretezza al suo sentire la Cortellesi regista sperimenta, giocando con i formati, dando ampio spazio alle scelte musicali che assumono valenza narrativa, trasformando con coraggio, e non senza stridere, alcune sequenze in audaci balletti (le botte dal marito a passo di danza) o in momenti leggeri (il cioccolato che annerisce i denti). Non opta, come era più scontato, per il dramma a senso unico, ma trova uno stile personale in cui la tristezza evocata si bilancia con la capacità di sdrammatizzare.

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