di Luca Guadagnino, USA, 2024, 131′
con Zendaya, Josh O'Connor, Mike Faist, Scottie DiGiacomo, Faith Fay
Challengers, film diretto da Luca Guadagnino, racconta la storia di Tashi, una campionessa di tennis divenuta nel tempo allenatrice. Tashi sta cercando di fare di suo marito Art una promessa del tennis, ma dopo la sconfitta in un incontro importante, l'uomo si ritrova a gareggiare in un torneo di seconda fascia. Tra i suoi sfidanti c'è anche Patrick, ex fidanzato di sua moglie e un tempo suo migliore amico.
Mentre il loro passato insieme torna nel loro presente, gli scontri e la tensione salgono, portando Tashi a chiedersi quale sia davvero il prezzo della vittoria.
Giovedì 16 maggio dalle ore 19 cucina aperta con menù alla carta:
Prenotazione consigliata via sms/Whatsapp al 327 7034745
mercoledì 29 maggio cucina aperta dalle ore 19:00 con menu alla carta:
Puoi prenotare un tavolo o la tua cena da asporto mandandoci un sms/WhatsApp al 327 7034745
Rolling Stone - È un gioco quello tra Zendaya (Tashi), Faist (Art) e Josh O’Connor (Patrick), terzo lato del triangolo. (...) Ma è soprattutto un gioco, ormai da anni, quello di Guadagnino con il cinema e le libertà che, col cinema, ci si può prendere. Challengers, il suo primo film “veramente” americano, prodotto da un grande Studio, e però autarchico come i precedenti. È, anche, il suo match point: autore cinéphile e insieme poppissimo, sempre poco celebrato in patria (salvo adesso ricredersi tutti: troppo facile così) nonostante abbia sempre profetizzato la possibilità di un cinema più grande, più aperto, pure più cool del nostro. Un cinema seduttivo, anzi proprio sexy (qui più che mai), apolide, capace di sconfinare ovunque, di corteggiare le grandi star restando profondamente indipendente, artigianale, atto quasi privato. Un gioco che nasce come solitario, e che forse proprio per questo è diventato, negli anni, riferimento sempre più collettivo.
Spietati.it - Game, set, match. La partita comincia prima dei titoli di testa, stretta in quei primissimi piani leoniani, già eroici e furiosi, incisi in fotogrammi magnetici, eternati in un movimento culmine, nell'acme dello sforzo e del desiderio; un respiro a tre, un gesto sublime cristallizzato nell'ambra e magnificato dal 35 mm, quello degli sfidanti di Luca Guadagnino, corpi che sono già altro(ve). (...) È un progetto su commissione Challengers, il primo film davvero hollywoodiano di Luca Guadagnino – per valore produttivo, per star power conclamato della protagonista, per modalità industriali di promozione e distribuzione – che non perde tuttavia un'oncia di sé, del suo fare cinema impenitentemente fuori norma, fuori canone, fuori genere.
MyMovies.it - "il tennis è una relazione", e Guadagnino lo usa in questa valenza: il fatto stesso di scegliere quello sport supremamente solitario e isolante per raccontare le regole (scorrette) dell'attrazione è intenzionalmente sovversivo.
Anche le inquadrature - i primissimi piani, le riprese fortemente inclinate o dal basso, come se i giocatori corressero sul vetro, o infine le soggettive, persino quelle della pallina - escono dal tradizionale racconto visivo del match di tennis e sono molto lontane anche da altre interpretazioni cinematografiche come Borg McEnroe o John McEnroe - L'impero della perfezione, ma più vicine al cinema di Sergio Leone, in particolare ai suoi duelli western. Quello che è realistico è invece l'universo fortemente brandizzato in cui si muovono i tre challenger, inconsapevoli di essere usati da un marketing che fa di loro eroi da detronizzare al primo fallimento.