di Ken Loach, UK, Francia, Belgio, 2023, 113′
con Dave Turner, Ebla Mari, Debbie Honeywood, Chris Gotts, Rob Kirtley, Andy Dawson, Maxie Peters, Lloyd Mullings, Reuben Bainbridge
The Old Oak è un posto speciale. Non è solo l'ultimo pub rimasto, è anche l'unico luogo pubblico in cui la gente può incontrarsi in quella che un tempo era una fiorente località mineraria e che oggi attraversa momenti molto duri, dopo 30 anni di ininterrotto declino. Il proprietario del pub, TJ Ballantyne (Dave Turner) riesce a mantenerlo a stento, e la situazione si fa ancora più precaria quando The Old Oak diventa territorio conteso dopo l'arrivo dei rifugiati siriani trasferiti nel villaggio.
Stabilendo un'improbabile amicizia, TJ si lega ad una giovane siriana, Yara (Ebla Mari) munita di macchina fotografica. Riusciranno le due comunità a trovare un modo di comunicare?
The Old Oak è un dramma commovente che parla di perdite, di paura e della difficoltà di ritrovare la speranza.
LA SERATA E' STATA ANNULLATA A CAUSA DELLE PREVISIONI METEO MOLTO INCERTE. VERRA' RIPROPOSTA DOPO L'ESTATE
Una serata insieme alla scoperta del racconto di Ken Loach di come l'integrazione e la speranza in una comunità può fare davvero la differenza.
Una storia di questo mondo. Una storia dell'Altro Mondo.
Ore 19:30 - Rinfresco Aperitivo, offeto in collaborazione con gli ospiti del CAS di Camparada
Ore 21:00 - Proiezione del film
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organizzano Festa dell'Altro Mondo, La Bottequa, Emergency Usmate, Legambiente Usmate.
Il film è ambientato nel 2016 perchè "è stato l'anno in cui sono arrivati i primi rifugiati dalla Siria. Evidentemente non si era sufficientemente preparati, ed è stato nel 2016 che ha avuto luogo l'avvenimento che ha suscitato l'interesse di Paul. Un autobus che trasportava rifugiati era stato accolto dalla popolazione in modo molto ostile e c'era voluta molta fatica per stabilire delle buone relazioni" Ken Loach.
"Mentre viaggiavamo visitando queste comunità ci è apparso chiaro che tutta l'infrastruttura sociale si stesse disintegrando; negozi dalle porte sbarrate con assi di legno, piscine, sale parrocchiali, librerie. Ma la cosa che salta ancora più agli occhi è il numero di pub vuoti o che vengono demoliti. Tutto questo, come sempre, è il riflesso di cambiamenti economici più ampi, a partire dallo sciopero dei minatori del 1984.
E se avessimo scelto come protagonista un vecchio pub, l'ultimo nel paese, che resiste disperatamente per non chiudere? L'ultimo spazio pubblico rimasto, legato al passato ma territorio conteso nel presente? Ci è sembrato che The Old Oak avesse radici affondate nel passato che avrebbero potuto aiutarci a chiarire molti dei conflitti e delle contraddizioni del presente". Paul Laverty
Cineforum.it - Ha un gran rigore “la vecchia quercia”: più vicino ai novanta che agli ottanta, insieme al fidatissimo e bravissimo sceneggiatore Paul Laverty, Ken Loach realizza un film pulito, semplice, lineare, limpidissimo negli intenti e nella forma, dove i due protagonisti sono continuamente circondati, protetti, ostacolati dal coro mutevole dei rifugiati e dei locali. Non ci sono buoni e cattivi tra i personaggi (anche se alcuni sono francamente antipatici), solo gente infelice e impoverita che la miseria e la disillusione spingono all’astio e all’aggressività. Loach li segue, li controlla, non eccede, non bara; persino ti aspetti quello che succede (perché, come diceva Hitchcock, “Se in un film fai vedere una pistola, poi quella pistola deve sparare”). Eppure The Old Oak non è mai banale, “telefonato”, risaputo. Sappiamo dove vuole portarci e sappiamo che non ci resta che assecondarlo, perché la misura della speranza sta proprio in quelle pieghe della Storia, e in quelle piccole storie personali intraviste, sfiorate da una macchina da presa che sa ritrarsi, sa mettersi in secondo piano rispetto all’idea che vuole rappresentare.
MyMovies - Non c'è più quella che era una comunità che costruiva la solidarietà intorno alla comune operatività (e, quando è stato necessario) alla comune lotta per la difesa del posto di lavoro nell'attività mineraria. Sono rimasti nuclei familiari isolati tra cui sembrano prevalere solo coloro che vivono di recriminazioni e vedono in chiunque altro si avvicini loro un profittatore che vuole togliergli quel poco che gli è rimasto. Laverty, in un'annotazione sul protagonista TJ aveva scritto "TJ ha perso la speranza". La domanda che lui e Ken si pongono è se sia possibile coltivarne ancora un possibile germoglio. Lo trovano nei siriani che vengono alloggiati in appartamenti vuoti e che sin da subito vengono più respinti che accolti.