di Matteo Garrone, Italia, Belgio, 2023, 121′
con Seydou Sarr, Moustapha Fall, Issaka Sawagodo, Hichem Yacoubi, Doodou Sagna
Seydou e Moussa sono cugini adolescenti nati e cresciuti a Dakar, ma con una gran voglia di diventare star della musica in Europa. Tutti in Senegal li cautelano contro il loro progetto, in primis la madre di Seydou, ma i due sono determinati, e di nascosto intraprendono la loro grande impresa. Un viaggio che si rivelerà un'odissea attraverso il deserto del Sahara costellato dei cadaveri di quelli che non ce l'hanno fatta, le prigioni libiche e il Mediterraneo interminabile e pericoloso. I furti, le violenze e i soprusi non si conteranno, ma ci saranno anche gesti di umanità e gentilezza in mezzo all'inferno. Soprattutto, Seydou dovrà scoprire che cosa comporta mettersi al timone della propria e altrui vita in circostanze ingestibili.
Cineforum.it - Matteo Garrone però evita la didascalia di denuncia e il patetico grossolano e ne trae piuttosto un racconto persino solare, luccicante di speranza, commovente solidarietà tra disperati e bisogno di futuro, quasi un classico e avventuroso racconto di formazione, dalla sventatezza alla maturità, sino alla prima assunzione di consapevolezza. Se la sceneggiatura (firmata da Garrone, Massimo Gaudioso, Andrea Tagliaferri e Massimo Ceccherini, proprio lui, il comico!) appare curata e ben strutturata nel suo percorso a stazioni (come del resto lo è tutta la filmografia Garroniana), le ambientazioni sono di un colorato realismo di sensuale visione, ma soprattutto si coglie il piacere evidente del regista romano nei confronti del colpo di scena magico che sposta improvvisamente i piani della lettura (corpi che vincono la forza di gravità, esseri fantastici, stregoni che ci azzeccano), sino a suggerire una dimensione trascendente di favola contemporanea.
Cineuropa.it - Garrone ha scritto la sceneggiatura con tre italiani, ma si è avvalso della collaborazione di numerosi africani che hanno raccontato il loro viaggio. In particolare Kouassi Pli Adama Mamadou, un giovane ivoriano fuggito dalla fame e dalla guerra civile che ha dilaniato il suo Paese fino al 2011 e che oggi lavora come mediatore interculturale (parla 13 lingue) a Caserta. Il regista ha dichiarato di aver avuto l’intenzione di mettere la macchina da presa dal punto di vista dei migranti, in una sorta di controcampo rispetto alle immagini che siamo abituati a vedere dalla nostra angolazione occidentale. Ma scrivere una sceneggiatura e dirigere un film è un’operazione di mediazione così dominante e definitiva che ottenere il “punto di vista” di qualcun altro - che ha vissuto un incubo - sembra un’illusione del tutto occidentale.
MyMovies.it - In un certo senso Matteo Garrone fa cominciare il suo racconto dal suo film precedente, perché Seydou e Moussa sono Pinocchio e Lucignolo in partenza per il Paese dei Balocchi, circondati da gatti e volpi pronti a predare sulla loro ingenuità. Così facendo, Garrone toglie da subito Io capitano dalla retorica polarizzata che caratterizza il tema dell'immigrazione, restituendogli una purezza di racconto narrato dal punto di vista di chi non viene mai interpellato sull'argomento.