di Pietro Castellitto, Italia, 2023, 115′
con Pietro Castellitto, Benedetta Porcaroli, Giorgio Quarzo Guarascio, Chiara Noschese
Enea e l'amico Valentino sono molto uniti. Spacciano droga, non mancano alle feste più cariche di energia e per di più il secondo ha preso da poco il brevetto di pilota su aerei da turismo. La famiglia di Enea si compone di un padre psicoanalista malinconico, di una madre che non ha smesso di amare il marito e di un fratello che a scuola ha più problemi che soddisfazioni. Gli resta l'amore a sostenerlo anche quando finisce in una vicenda difficile da gestire.
Cineforum.it - Insomma film a luci e ombre, che pensa forse troppo in grande; Pietro Castellitto ci sembra però faccia parte di una generazione di cineasti, romani non per coincidenza (Damiano e Fabio D'Innocenzo, più aggiungiamoci gli anagraficamente più grandi Gabriele Mainetti e Marco e Antonio Manetti) che fanno dell'indignazione rabbiosa la motivazione di base per una narrativa intrisa di post-modernità e di ricerca di visioni non consunte, a volte presuntuosa ma certamente sincera e non snobbabile. Si può sbandare per troppo autocompiacimento, voglia di dire e di fare i fenomeni, ma è un cinema che, se trovata la misura e una sicurezza di stile, si scoprirà ricco (e a sprazzi già lo è) e travolgente.
Rolling Stone - Pietro Castellitto è ambizioso, anche presuntuoso, ma è giusto che sia così un autore trentenne che una voce sa di averla già trovata. Ha la presuntuosa ambizione (però mandata a segno) di fare un cinema che guarda a modelli altissimi, a volte sembra Moravia, qua e là Bellocchio, altre persino un Magnolia ai Parioli; un cinema in cui si sente forte e chiara una bestemmia (brividini alla proiezione stampa veneziana) e si vede un aereo finire dentro un grattacielo senza che sembrino esibizioni(smi). Un cinema d’autore a suo modo non immediato o conciliante, ma fatto da un trentenne cresciuto nel pop, pieno di musica leggerissima perché Enea, in fondo, ha voglia di niente (il leitmotiv Spiagge di Renato Zero, e poi Maracaibo, Bandiera gialla, il climax finale sullo standard Maledetta primavera); un cinema che spiazza continuamente, che forse pecca un po’ di lunghezza ma proprio perché si diverte (ci diverte) ad aggiungere, esasperare, stressare un racconto che ti porta dove vuole.