di Antonio Albanese, Italia, 2023, 94′
con Antonio Albanese, Liliana Bottone, Bebo Storti, Sandra Ceccarelli, Maurizio Donadoni
Antonio è giunto alla pensione dopo aver lavorato tutta la vita in un cantiere nautico; la sua vita si divide tra la compagnia degli amici, la madre anziana che ha bisogno delle sue cure e l'amatissima figlia Emilia, avuta dalla ex moglie, con cui peraltro è rimasto in ottimi rapporti. La notizia dell'imminente matrimonio della figlia lo rallegra tantissimo, soprattutto perché può finalmente utilizzare i risparmi per regalarle la cerimonia che merita. Quando però si reca in banca per fare il punto e verificare di quanto dispone, cominciano i guai: impiegati e direttori, sfuggenti, sembrano avere qualcosa da nascondere.
Rassegna DALLA PARTE DEGLI ULTIMI. Il cinema italiano tra resilienza e fragilità.
Introduzione e commento a cura di Maddalena Colombo
Cena abbinata Speciale Lombardia
Menù "Sta su de doss" | €15 bevande escluse
Antipasto: Polenta taragna gratinata con zola e involtini di bresaola crescenza e erba cipollina
Primo: Casoncelli alla bergamasca
Dolce: Miascia del Lago di Como
Prenotazione obbligatoria entro e non oltre le 12:00 del 18/01 via sms/Whatsapp al 327 7034745
Quinlan.it - Antonio è un figlio del boom economico, un operaio che rispetta e crede di venire rispettato dal padrone (un Elio De Capitani che indossa per l’ennesima volta la maschera “berlusconiana”), che invece gli permette di lavorare gratis finché l’ispettorato del lavoro non ha da ridire e si fa sistemare il suo orto per passatempo. Verso il sistema di valori di Antonio, mai dileggiato e profondamente rispettato nelle sue scelte, non c’è nessuna volontà di critica da parte di Albanese, semmai un utopistico rimpianto per un mondo che non è più fatto come lui, che lo ritiene uno sprovveduto, che quasi gli addossa la colpa di essersi fatto raggirare.
CineCriticaWeb - Le speranze legate indissolubilmente alla materialità della vita deformano le relazioni e mettono a dura prova qualsiasi resilienza. Il capitalismo capace di nutrire e affamare ogni sentimento, che ci rende lupi o agnelli a seconda del momento, ma soprattutto il suo rigore formale fatto di soffici flashback su un pastiche solare, fanno del film un piccolo pamphlet sulla crisi economica italiana, offrendo allo stesso tempo un prodotto dal respiro potenzialmente internazionale. Albanese s’immerge totalmente nel dramma levando di torno il riso che lo caratterizza da anni ma mantenendo l’umanità essenziale dell’artista che è sempre stato.
Sentieri Selvaggi - Cento Domeniche, quinto film da regista di Antonio Albanese, racconta la storia drammatica di tanti uomini e tante donne che hanno perso tutti i propri risparmi a causa di crack bancari. Persone rovinate per sempre e per giunta umiliate dalla vergogna di non essersi accorti di nulla, di non aver letto fino in fondo cosa stavano firmando. Albanese affronta una tematica così delicata costruendo una situazione idilliaca nella provincia lombarda, in cui impariamo ad affezionarci al protagonista e ad apprezzare la sua famiglia e gli amici. Fin qui tutto sembra funzionare per il meglio, il cast appare affiatato e le scelte degli interpreti azzeccate. In questa prima parte ci scappa anche qualche risata, terreno molto più consono all’autore.