di Alberto Valtellina, Paolo Vitali, Italia, 2023, 79′
Un antico asse territoriale lungo il quale si è strutturata una porzione della città. Proprio in virtù del suo rango la strada continuerà a svolgere un ruolo ordinatore, di armatura, anche in epoca moderna, diventando l’attestamento di una serie di grandi complessi e spazi che, a partire dalla seconda metà dell’800, attrezzano la città in espansione e danno forma alle nuove esigenze: l’ospedale psichiatrico, il cimitero, la fabbrica, il centro commerciale, il luna park. Luoghi che rifiutano la logica dell’omogeneità del tessuto urbano e si impongono come realtà coerenti e autonome. Eterotopie secondo alcuni autori, luoghi separati e diversamente regolati. In loro presenza la dissoluzione dello spazio che caratterizza la città contemporanea subisce un effetto moltiplicatore. I confini, già incerti, sfumano definitivamente, rendendo impossibile ogni delimitazione o attribuzione di pertinenza.
In sala i registi Alberto Valtellina e Paolo Vitali
Un cinema, una fabbrica, una scuola, alcuni negozi, una vecchia centrale elettrica. E poi un mercato, un ex ospedale, un cimitero, un centro civico... Che cosa rende un agglomerato di edifici, strade, spazi urbani – pubblici e privati – un quartiere? Bastano davvero degli elementi architettonici, una configurazione topografica e un’ubicazione all’interno della mappa di una città per designare un’entità come questa? Il film di Alberto Valtellina e Paolo Vitali dedicato a uno dei quartieri più emblematici ed eclettici della città di Bergamo, Borgo Palazzo, si interroga proprio su domande come queste.
Perché «La strada infinita» non racconta una storia in senso tradizionale e quindi non parte dalle origini, ricostruendo la nascita e lo sviluppo del quartiere nel corso dei decenni, ma mette insieme in modo volutamente disordinato le diverse realtà e le innumerevoli anime che compongono uno dei luoghi maggiormente caratterizzanti della città di Bergamo.
(...) Realizzare un documentario su un luogo tanto comune, perfino ordinario, potrebbe quindi sembrare un gesto di poca importanza. Eppure il lavoro di Valtellina e Vitali nasconde una profonda riflessione sul concetto di abitare, vivere e condividere gli spazi urbani: una riflessione iniziata con il loro film precedente – «Il condominio inclinato» ...
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