di Alain Ughetto, Francia, Italia, Belgio, Svizzera, Portogallo, 2022, 70′
con Ariane Ascaride, Alain Ughetto, Stefano Paganini, Diego Giuliani, Christophe Gatto
Ughettera alla fine dell'800. Lì vive la famiglia Ughetto che attraverserà, con la propria condizione di contadini ed operai, la prima metà del '900. Vivranno le guerre a cui gli uomini saranno chiamati e saranno costretti dalla povertà ad andare a cercare il lavoro dove c'è, cioè all'estero, dove però si trova anche la discriminazione per i 'macaroni'.
Per l'occasione la nostra Cucina propone per due sere mercoledì 20 e giovedì 21 settembre, dalle ore 19:00, la cena su prenotazione con questo menu:
Costo: €15 bevande escluse
Prenotazioni entro le 12:00 di mercoledì 20 settembre al 327 7034745
Sentieri Selvaggi - Manodopera è una poesia in stop motion che celebra il diritto al lavoro e alla sopravvivenza per ogni essere umano. Alain Ughetto percorrendo la strada dei suoi antenati riscopre e celebra la dignità di una generazione di lavoratori e ci avverte di sospendere facili giudizi sui migranti d’oggi. Ogni epoca ha avuto i suoi martiri. E spesso erano nomadi che giravano di paese in paese per cercare una terra in cui potere ricominciare. Negare oggi questa possibilità per altri “vinti” significa non avere memoria della propria storia.
MyMovies - La Borgata Ughettera non è un luogo immaginario. È una frazione di Giaveno a poca distanza da Torino ed ai piedi del Monviso. È lì che Alain Ughetto, nato a Lione, è tornato per iniziare a ricostruire le vicende che hanno visto come protagonisti i suoi antenati. Non solo la nonna, con la quale intreccia un dialogo ideale grazie alla calda voce di Ariane Ascaride, ma anche coloro che l'hanno preceduta. Grazie all'utilizzo della stop motion e di pupazzi in plastilina alti 23 centimetri ha raccontato con dolcezza, ma anche con precisione storica, l'Italia di coloro che vennero definiti come gli ultimi. Di quelli cioè di cui lo Stato si ricordava quando doveva mandarli a morire nelle tante guerre che hanno costellato la prima metà del secolo scorso. Salvo poi non offrire loro altro che la strada dell'emigrazione. Un'emigrazione che li vedeva accogliere perché necessari e al contempo respingere con divieti come quello che compare nel titolo che il padre spiega ai figli con una pietosa bugia. Diventa allora indispensabile chiamare il luogo dove si vive 'Paradiso' per conservare almeno la speranza che lo divenga un giorno. In un film dedicato allo scrittore partigiano e piemontese Nuto Revelli tornano alla mente le parole di un altro scrittore, lo svizzero Max Frisch che, nel momento di massimo afflusso di emigrati italiani nella sua patria, pronunciò una frase destinata a diventare un monito e un'occasione di profondo ripensamento: "Cercavamo braccia. Arrivarono persone".