di Mouly Surya, Indonesia, Francia, Malesia, Tailandia, 2017, 93′
con Marsha Timothy, Dea Panendra, Egi Fedly, Yoga Pratama, Rita Matu Mona, Yayu Unru, Anggun Priambodo, Ayez Kassar, Safira Ahmad, Indra Birowo, Ozzol Ramdan, Haydar Salishz, Norman R. Akyuwen.
Marlina vive a Sumba in Indonesia. Sta risparmiando per poter seppellire il marito secondo i riti tradizionali. Un uomo si presenta alla sua porta e, impassibile, la informa che lui e sei compagni sono venuti per prenderle tutti i soldi, il bestiame e infine per stuprarla. Mentre è costretta a preparare la cena ai suoi aggressori, Marlina medita la propria vendetta. Intraprenderà un coraggioso viaggio alla ricerca di giustizia e lungo il suo percorso non smetterà di combattere contro un mondo che sembra essere dominato soltanto dalla violenza.
Un sorprendente western al femminile, trasportato nei vasti panorami dell’Indonesia rurale e dominato dalla figura forte della protagonista, capace di ribellarsi alla brutalità dell’universo maschile. La regista Mouly Surya utilizza richiami e citazioni per ricreare «un cinema pop oltre che popolare, in grado di giocare con i codici espressivi e contenutistici allo stesso tempo, alla ricerca di una forma che acquisti concetto in quanto tale (R. Meale)». La seconda prova di una giovanissima regista che sa legare tradizioni cinematografiche diversissime attraverso uno sguardo colto, vivace e leggero.
Note di regia
Credo che Marlina, con la sua immagine fatta di mistero, sensualità e ostinazione, mi sia stata ispirata dall'immagine delle donne che ho incontrato sull'isola di Sumba. (...) Al giorno d'oggi abbiamo diverse figure di donne forti in Indonesia, sia in politica che nel mondo del lavoro, ma in luoghi come Sumba il posto della donna è ancora in cucina: da lì le donne devono entrare e uscire dalla casa. Eppure sull'isola ho conosciuto una donna, un'insegnante di nome Marlina, che si è difesa con tenacia dopo essere stata accusata di aver dato scandalo a causa di un video in cui ballava. In qualche modo mi è stata d'ispirazione.
Mymovies.it. Il film, che ha ottenuto il Mercurius Prize all'ultima edizione del "Noir in Festival", si avvale di una preziosa fotografia che è in grado di offrire allo spettatore una dimensione quasi epica della terra desolata in cui si svolge la vicenda. Marlina è una donna che deve diventare una feroce assassina se vuole poter continuare a vivere e ad aiutare una ragazza a dare la vita. La regista utilizza l'elemento ritornante della morte (il cadavere del marito appoggiato seduto alla parete, la testa mozzata) per marcare l'esile confine che separa l'esistenza e la sua perdita in una società in cui la donna viene considerata priva di qualsiasi diritto. Non sono solo i delinquenti a leggere in questa ottica i rapporti ma anche il marito della gestante.
Quinlan.it. Mouly Surya non è una parvenu della regia cinematografica: Marlina – Omicida in quattro atti non solo dimostra di sapersi destreggiare tra i diversi registri con una certa professionalità, ma sfodera anche un’estetica che parla direttamente alla pancia dello spettatore. La calda e corposa fotografia di Yunus Pasolang attacca gli occhi del pubblico per condurli in territori in cui il reale e l’immaginario si fondono senza soluzione di continuità: il giallo delle colline, il rosso del sangue che zampilla dalle teste mozzate – non c’è solo quella citata del boss –, i colori sgargianti dei vestiti dei protagonisti, tutto concorre all’idea di un cinema pop oltre che popolare, in grado di giocare con i codici espressivi e contenutistici allo stesso tempo, alla ricerca di una forma che acquisti concetto in quanto tale.
Cineforum.it. Marlina. Omicida in quattro atti (presentato all'ultima Quinzaine des Réalisateurs di Cannes) è una storia di vendetta, di dolore, di solitudine, ma anche di riscatto, di forza, di giustizia. E di protezione; quella che si garantiscono le donne tra loro: Marlina che si assicura che la bambina non possa vedere la testa decapitata, Novi che accorre in aiuto di Marlina riservando al più giovane dei banditi il medesimo destino del più vecchio durante la ripetizione dell'atto di stupro, e ancora la protagonista che assiste l'amica nel parto (nell'ultimo atto, che infatti si intitola “la nascita”). Anche se il film è stato definito un western, per via della protagonista che si porta sempre con sé un'arma, per via della musica, dei paesaggi (bellissimi i colori ispirati a Edward Hopper e ai quadri barocchi come ha dichiarato la regista Mouly Surya), seguendo Marlina nel suo viaggio si pensa soprattutto a un road movie. E cos'altro, quindi, nel finale del film, potrebbero fare la protagonista e Novi se non lasciare la casa e partire?