di Baz Luhrmann, Usa, 2022, 159′
con Austin Butler, Tom Hanks, Helen Thomson, Richard Roxburgh, Olivia DeJonge
Nascita, crescita, apoteosi e inizio di declino di Elvis Aaron Presley, il mito di più generazioni, vengono raccontati e riletti dal punto di vista del suo manager di tutta una vita: il Colonnello Tom Parker. È lui che accompagna, con voce narrante e presenza in scena, la dirompente ascesa di un'icona assoluta della musica e del costume mentre si impegna, apertamente ma anche in segretezza, per condizionarne la vita con il fine di salvaguardare la propria.
Baz Luhrmann fin da ragazzino che viveva nel Nuovo Galles del Sud in Australia, aveva il desiderio di incontrare Elvis. Presley. La sua morte aveva reso impossibile quel sogno. Il cinema ora gli ha consentito di farlo divenire trasposta realtà.
Mymovies.it Due interpretazione che definire magistrali è dir poco. Di Tom Hanks si credeva di conoscere tutto dal punto di vista del repertorio professionale ma il suo Colonnello Parker aggiunge una pietra miliare alla sua filmografia. Ma è il trentunenne Austin Butler che rappresenta la grande sorpresa. Butler non interpreta Elvis. È Elvis. La sua è un'adesione totale alla persona e al personaggio permettendo così a Luhrmann non solo di narrarne il percorso professionale ma di leggerlo anche su un ancor più complesso piano storico e sociale.
Quinlan.it Il complesso omaggio luhrmanniano, che accarezza il mito e contestualmente trascina agli inferi il colonnello Tom Parker, ci restituisce le contraddizioni di un fenomeno probabilmente irripetibile, destinato (fortunatamente) a essere riprodotto fino alla fine dei tempi. Ed è questo, forse, il primo lodevole obiettivo di Elvis: metterci di fronte al mito, alla sua grandezza, e farci sentire la palpabile necessità di riavvolgere il nastro e tornare davvero da lui.
Duels.it Elvis di Luhrmann è un film decisamente postmoderno che racconta la storia di un mito contemporaneo attraverso una struttura mitica preconfezionata, al centro della quale c’è la vicenda vista e rivista del ragazzo di provincia traumatizzato dalla morte della madre che si lascia abbindolare da un manager senza scrupoli. Si tratta di uno spettacolo al quadrato: il cinema come dispositivo mitico che mette in scena il mito.