di Leonardo di Costanzo, Italia, 2021, 117′
con Toni Servillo, Silvio Orlando, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano, Roberto De Francesco
Un vecchio carcere ottocentesco, situato in una zona impervia e imprecisata del territorio italiano, è in dismissione. Per problemi burocratici i trasferimenti si bloccano e una dozzina di detenuti con pochi agenti rimangono in attesa di nuove destinazioni. In un’atmosfera sospesa, le regole di separazione si allentano e tra gli uomini rimasti si intravedono nuove forme di relazioni.
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1 agosto a Monticello Brianza, Rapsodia d'Agosto a Villa Greppi:
COMMENTO DEL REGISTA - "Il carcere di Mortana nella realtà non esiste: è un luogo immaginario, costruito dopo aver visitato molte carceri. Quasi ovunque abbiamo trovato grande disponibilità a parlare, a raccontarsi; è capitato che gli incontri coinvolgessero insieme agenti, direzione e qualche detenuto. Allora era facile che si creasse uno strano clima di convivialità, facevano quasi a gara nel raccontare storie. Si rideva anche. Poi, quando il convivio finiva, tutti rientravano nei loro ruoli e gli uomini in divisa, chiavi in mano, riaccompagnavano nelle celle gli altri, i detenuti. Di fronte a questo drastico ritorno alla realtà, noi esterni avvertivamo spaesamento. E proprio questo senso di spaesamento ha guidato la realizzazione del film: Ariaferma non racconta le condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull’assurdità del carcere".
Sentieriselvaggi - Una situazione assurda: “l’ordine di trasferimento può arrivare in qualsiasi momento, anche domani!” si ripete ossessivamente … il tempo beckettiano di Aspettando Godot (“oggi non verrà, ma verrà domani”) non è poi così distante…
Del resto, il cinema di Leonardo di Costanzo è sempre stato affascinato dai possibili intervalli colti tra fisica e metafisica degli spazi instaurando una fertile dialettica tra tensioni etnografiche e slanci finzionali. (...) Questi tredici detenuti non hanno più attività da svolgere o visite da ricevere, quindi si trovano in uno stato di eccezione che fa sorgere proteste spontanee e molti dubbi etico-giuridici. Ma questa è una situazione particolare, si ripete, che richiede misure eccezionali e temporanee… ecco, nei suoi tanti rivoli interpretativi Ariaferma intercetta sorprendentemente anche i discorsi urgenti sul bilanciamento tra la restrizione della libertà e lo stato di eccezione nell’era dei lockdown. Gli evidenti echi di L’angelo sterminatore o Il deserto dei tartari, quindi, creano naturalmente un magma significante che riflette su un’infinità di tematiche universali e/o attualissime.
Quinlan.it - Ariaferma è un’utopia. È il sogno di un mondo in cui attraverso la collaborazione e la conoscenza reciproca si può mandare all’aria tutto l’impianto di sospetti, e di sbilanciamenti sociali su cui si fonda il sistema. E dunque Leonardo Di Costanzo si muove con sempre maggiore ardore verso una dimensione corale, che sfocia nella straordinaria sequenza della cena collettiva (...). I ruoli saltano, la rappresentazione del potere anche, e restano solo gli esseri umani, con le rispettive fragilità e idiosincrasie. Leonardo Di Costanzo firma un’opera morale e lucida, ispirata e dolcissima, rafforzata dalle eccellenti interpretazioni di Toni Servillo, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano, Roberto De Francesco, ma sui quali giganteggia uno straordinario Silvio Orlando.
FilmTv - È facile dire quello che Ariaferma non è, elencare i tipici errori del cinema italiano in cui non incorre. Siamo in un carcere, ma la caratterizzazione dei personaggi - guardie e detenuti - si ferma sempre un attimo prima che intervenga lo stereotipo. Le facce e le voci sono credibili, i luoghi sono veri ed esplorati con l’occhio di un documentarista, di musica ce n’è poca e quasi sempre inaspettata (come Clapping Music di Steve Reich, una cosa che avrebbe potuto usare Buñuel). Ci sono due star, Toni Servillo e Silvio Orlando, ma Leonardo Di Costanzo ne smorza la gigioneria e il virtuosismo, ne asciuga la recitazione; e, specie nel primo caso, ottiene risultati straordinari, se non inediti.