Ariaferma

Ariaferma, Leonardo di Costanzo

Ariaferma

di Leonardo di Costanzo, Italia, 2021, 117
con Toni Servillo, Silvio Orlando, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano, Roberto De Francesco

Ariaferma

Trama

Un vecchio carcere ottocentesco, situato in una zona impervia e imprecisata del territorio italiano, è in dismissione. Per problemi burocratici i trasferimenti si bloccano e una dozzina di detenuti con pochi agenti rimangono in attesa di nuove destinazioni. In un’atmosfera sospesa, le regole di separazione si allentano e tra gli uomini rimasti si intravedono nuove forme di relazioni.

 

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1 agosto a Monticello Brianza, Rapsodia d'Agosto a Villa Greppi:
 

Regia

Leonardo di Costanzo

Cast

Toni Servillo, Silvio Orlando, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano, Roberto De Francesco

Genere

drammatico

Paese di produzione

Italia

Anno di produzione

2021

Durata

117′

Premi

Fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021

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Calendario

Le proiezioni si terranno presso: Corte d'Onore di Villa Sottocasa, Via Vittorio Emanuele II, 53, Vimercate
domenica 17 luglio 2022
h: 21:30
6,00 € / Intero
4,00 € / Ridotto under 26 e over 65

Recensioni

COMMENTO DEL REGISTA - "Il carcere di Mortana nella realtà non esiste: è un luogo immaginario, costruito dopo aver visitato molte carceri. Quasi ovunque abbiamo trovato grande disponibilità a parlare, a raccontarsi; è capitato che gli incontri coinvolgessero insieme agenti, direzione e qualche detenuto. Allora era facile che si creasse uno strano clima di convivialità, facevano quasi a gara nel raccontare storie. Si rideva anche. Poi, quando il convivio finiva, tutti rientravano nei loro ruoli e gli uomini in divisa, chiavi in mano, riaccompagnavano nelle celle gli altri, i detenuti. Di fronte a questo drastico ritorno alla realtà, noi esterni avvertivamo spaesamento. E proprio questo senso di spaesamento ha guidato la realizzazione del film: Ariaferma non racconta le condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull’assurdità del carcere".

 

Sentieriselvaggi - Una situazione assurda: “l’ordine di trasferimento può arrivare in qualsiasi momento, anche domani!” si ripete ossessivamente … il tempo beckettiano di Aspettando Godot (“oggi non verrà, ma verrà domani”) non è poi così distante…
Del resto, il cinema di Leonardo di Costanzo è sempre stato affascinato dai possibili intervalli colti tra fisica e metafisica degli spazi instaurando una fertile dialettica tra tensioni etnografiche e slanci finzionali. (...) Questi tredici detenuti non hanno più attività da svolgere o visite da ricevere, quindi si trovano in uno stato di eccezione che fa sorgere proteste spontanee e molti dubbi etico-giuridici. Ma questa è una situazione particolare, si ripete, che richiede misure eccezionali e temporanee… ecco, nei suoi tanti rivoli interpretativi Ariaferma intercetta sorprendentemente anche i discorsi urgenti sul bilanciamento tra la restrizione della libertà e lo stato di eccezione nell’era dei lockdown. Gli evidenti echi di L’angelo sterminatore o Il deserto dei tartari, quindi, creano naturalmente un magma significante che riflette su un’infinità di tematiche universali e/o attualissime.

 

Quinlan.it - Ariaferma è un’utopia. È il sogno di un mondo in cui attraverso la collaborazione e la conoscenza reciproca si può mandare all’aria tutto l’impianto di sospetti, e di sbilanciamenti sociali su cui si fonda il sistema. E dunque Leonardo Di Costanzo si muove con sempre maggiore ardore verso una dimensione corale, che sfocia nella straordinaria sequenza della cena collettiva (...). I ruoli saltano, la rappresentazione del potere anche, e restano solo gli esseri umani, con le rispettive fragilità e idiosincrasie. Leonardo Di Costanzo firma un’opera morale e lucida, ispirata e dolcissima, rafforzata dalle eccellenti interpretazioni di Toni Servillo, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano, Roberto De Francesco, ma sui quali giganteggia uno straordinario Silvio Orlando.

 

FilmTv - È facile dire quello che Ariaferma non è, elencare i tipici errori del cinema italiano in cui non incorre. Siamo in un carcere, ma la caratterizzazione dei personaggi - guardie e detenuti - si ferma sempre un attimo prima che intervenga lo stereotipo. Le facce e le voci sono credibili, i luoghi sono veri ed esplorati con l’occhio di un documentarista, di musica ce n’è poca e quasi sempre inaspettata (come Clapping Music di Steve Reich, una cosa che avrebbe potuto usare Buñuel). Ci sono due star, Toni Servillo e Silvio Orlando, ma Leonardo Di Costanzo ne smorza la gigioneria e il virtuosismo, ne asciuga la recitazione; e, specie nel primo caso, ottiene risultati straordinari, se non inediti.

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