di Pablo Larraín, USA, 2021, 111′
con Kristen Stewart, Timothy Spall, Jack Nielen, Freddie Spry, Jack Farthing
C'era una volta in un Paese non troppo lontano una principessa che non voleva essere regina. Diana Spencer era una principessa rosa che voleva vestire di rosso o magari di giallo, mangiare hamburger, guidare fino a Sandringham, sognare un regno migliore. Aveva baciato un rospo che sarebbe diventato un principe ingrato. C'era una volta una Vigilia di Natale e poi un castello freddo da gelare il sangue e la principessa che cacciava i draghi e volava via.
Quinlan.it Dopo Jackie Kennedy, Pablo Larraín “emigra” nuovamente dal Cile per cimentarsi con la figura di Diana Spencer, ritratta in quella che lo stesso regista definisce ‘una favola che parte da una tragedia vera’. Larraín riduce Diana a una donna crollata psicologicamente per colpa della gabbia istituzionale inglese, semplificando ogni conflitto possibile in nome di una supposta purezza morale che la eleverebbe al di sopra del resto della famiglia reale, in una maldestra agiografia.
Close-up.it La principessa di Larraín ha una fanciullezza spiccata e lui stesso non ha timore di enfatizzare gli aspetti più infantili e spontanei di una giovane donna che deve dare ai fotografi una versione duplice ma differente di sé rispetto alla… Verità.
Filmtv.it «Dove cazzo sono?». Sono queste le prime parole della Lady D secondo Larraín. Disorientata. In un film che non c’entra nulla con la cronaca, con il dietro le quinte, il gossip, la versione della Storia, il racconto dei tabloid. Con il cinema biografico. E, soprattutto, con le aspettative su un film su Lady D. Perché Spencer è, in primis, un film sulle logiche del potere. Su come il potere riscrive la realtà.