di Alessandro Rak, Italia, 2021, 98′
con Ciro Priello, Fabiola Balestriere, Lina Sastri, Francesco Pannofino, Massimiliano Gallo
Qualcosa è successo al nostro pianeta, che ora è coperto di giungle rigogliose ed è pieno di insidie, ma anche di libertà. Gli umani si arrangiano come possono, e tra loro ci sono Yaya e Lennie, inseparabili amici che si prendono cura l'uno dell'altra e cercano di arrivare alla mirabolante "terra della musica". Sul loro cammino, oltre ai pericoli naturali, c'è la minaccia dell'Istituzione, simbolo dell'ordine perduto i cui militari pattugliano la giungla in cerca di fuggiaschi da riportare alla base.
Sentieriselvaggi.it L’impianto metaforico strutturato del film ha una struttura molto semplificata, pronuncia un messaggio immediato inequivocabile, con i dialoghi e la musica, per diffondere un ideale di bellezza alternativo al modello imperante, sceglie di volare dove nessuno aveva mai osato farlo per suggerire che un’alternativa è sempre possibile, anche quando tutto sembra perduto, quando si è feriti nell’animo e nel corpo.
Close-up.it La Terra domina la scena, nei temi e nella funzione. Un’invasione di vegetazione intermezzata solo a tratti dall’impaccio umano, una vegetazione senza freno che trascina il film in un’atmosfera onirica fatta di calore e fiotti di luce funzionali a un blender con texturizzazione in postproduzione che allevia lo stacco tra sfondo e personaggi 3D, rendendoli certo più naturali di quanto si era visto nel precedente film, Gatta Cenerentola.
Duels.it Yaya e Lennie è «soprattutto un inno all’amore fraterno e disinteressato, spensierato, ignorante». Un amore libero, che libera, come sottolinea il monologo chapliniano tratto da Il grande dittatore, memoria visiva e bussola che orienta che abbraccia l’eternità. D’altra parte questo è un film libero, svincolato da logiche di mercato targettizzate, forte nel trasmettere quelle urgenze che si dirigono ostinatamente nella direzione contraria.