di Jonas Poher Rasmussen, Danimarca, Francia, Norvegia, Svezia, 2020, 83′
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Amin Nawabi è un accademico danese trentenne di origine afghana. Facendo ricorso all'animazione, il film segue la sua vita nel presente - la relazione col fidanzato, l'ambizione professionale, la difficoltà ad avere una vita stabile - e ascolta dalla sua voce il passato a lungo taciuto.
La straordinaria storia di un uomo, che decide di rivelare per la prima volta un doloroso segreto nascosto per oltre vent'anni.
FilmTv - Flee, primo titolo nella storia dell’Oscar a essere candidato simultaneamente come miglior film internazionale, miglior documentario e miglior lungo animato, è una confessione, uno scandaglio nella memoria, nella paura e nel senso di colpa, la cui dimensione storica e sociopolitica è quasi accidentale rispetto a quella intima e biografica. L’animazione tradizionale, dai tratti morbidi e abbozzati, (è) Uno stratagemma per tutelare la sua identità ma anche una forma di pudore, un modo per rendere più universale un romanzo di formazione truce e vitale. La storia della lotta per comprendere e accettare la propria identità, che Amin per primo - rifugiato, clandestino, omosessuale, separato per anni dalla sua famiglia - fatica ad abbracciare. Flee significa scappare, e nella catarsi finale di quella che è anche, tra i fotogrammi, una storia d’amore, Amin capisce che l’unico modo per smettere di fuggire è fare i conti con se stesso. Un film semplice, su cose complicatissime.
Sentieri Selvaggi - che cos’è il realismo? Di fronte a una domanda tanto complicata, c’è chi risponde che non esiste uno stile che sia intrinsecamente legato al realismo, che questo sia piuttosto un effetto testuale, quasi una saetta che scatta da una nuvola in presenza delle giuste cariche. È una questione di sguardo più che di tecnica. Flee fa sua questa posizione, rinunciando al mimetismo e, forse proprio per questo, raggiungendo un iperrealismo emotivo in grado di essere all’occorrenza crudo e tenero, ma sempre votato a una commovente sincerità. E quell’ultimo incontro degli opposti nel momento in cui cade il velo non può che apparire come il più sentito degli auspici.
Cineuropa - L'animazione, realizzata da Sun Creature Studio con sede a Copenaghen, non ci allontana dagli eventi viscerali che si stanno svolgendo. Le sequenze iniziali di Kabul nei primi anni '80 sono una festa di colori e dettagli esuberanti, accompagnate musicalmente da "Take on Me" degli A-ha – che, ovviamente, aveva un famoso videoclip animato. Poi, le strade labirintiche di San Pietroburgo appaiono sempre come se una rivolta di massa vi abbia luogo ogni giorno, e c'è una sequenza in mare su un'enorme nave passeggeri che è davvero mozzafiato. L'impulso per il film nasce dall'amicizia tra il regista e il personaggio principale: si sono conosciuti durante le superiori, e Rasmussen era sempre curioso di sentirsi raccontare esattamente come Amin fosse finito in Danimarca.